Ha da poco debuttato all’Elfo Puccini di Milano la nuova produzione dello collettivo teatrale milanese Puntila e il suo servo Matti, con Ferdinando Bruni (che firma anche le scene) nel ruolo del titolo e la regia di Francesco Frongia.
Un sodalizio che si rinnova per uno spettacolo corale, in cui ad alcuni interpreti storici dell’Elfo si affiancano nuovi artisti, per dare vita a uno testi più ironici e coinvolgenti di Bertolt Brecht, eppure poco rappresentato in Italia, anche dopo la ritrovata accessibilità delle opere del drammaturgo tedesco.
Puntila, ricco possidente, è tanto spietato da sobrio, quanto generoso e amorevole da ubriaco.
La sua vasta “tribù”, a cominciare dalla figlia e dal fedele (ma non troppo) autista Matti, deve per questo sottostare a continui sbalzi d’umore e intermittenze organizzative, con l’inevitabile gioco degli equivoci.
L’alternanza di canzoni, parti recitate e dichiarazioni d’intenti, come vuolsi in Brecht, crea un affresco di Mitteleuropa rurale, denso di allusioni ai nascenti movimenti operai e alla natura efferata del potere.
Bruni e Frongia decidono con autorità di creare il “loro” Puntila, meno legato alla tradizione dei decenni passati e pensato per far divertire un pubblico contemporaneo e non necessariamente nordeuropeo. Il riscontro positivo, fin dalle prime repliche, sembra dare loro ragione.
Ferdinando Bruni è venuto a trovarci a Cult e, insieme a Francesco Frongia, ci ha parlato dello spettacolo.
Ascolta l’intervista a Ferdinando Bruni e a Francesco Frongia