Uno stile sobrio, più pacato, meno divisivo nel confronto con le opposizioni. Sembra questa la cifra del governo Gentiloni, che cerca un metodo diverso, meno duro di quello del suo predecessore, ma con una squadra di governo che non presenta variazioni sostanziali rispetto a prima. La promozione della ministra Boschi a unica sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio è diventata oggi il parafulmine di tutte le critiche, soprattutto dei Cinque stelle.
Ma il Presidente del Consiglio fa di tutto per dare un taglio con un passato recentissimo, di pochi giorni fa: “Mi rivolgerò a tutti, e non a quelli del sì o del no, niente odio né post verità, sicurezza invece di paura”.
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Un atteggiamento meno divisivo, che farà forse presa sui gruppi più moderati, ad esempio Forza Italia. Non la Lega né i Cinque stelle che sono rimasti fuori dall’aula per tutta la giornata e questi ultimi pronti a una mobilitazione fino al 24 gennaio, data della riunione della Corte Costituzionale sulla legge elettorale. Ai grillini Gentiloni si rivolge quando dice: “C’è chi si è fatto paladino della centralità del Parlamento, e poi quando si vota la fiducia ad un nuovo governo non si fa vedere”.
Sono loro, sempre il movimento di Grillo, il maggior timore per tutti. Gentiloni preferisce non giocare alla rincorsa dei loro metodi, e in questo forse c’è una discontinuità rispetto a Renzi. “Il Parlamento non è un social network, è il luogo del confronto”.
Tra le priorità del suo governo c’è la legge elettorale, che verrà affidata al confronto in Parlamento, il governo avrà un ruolo secondario. L’elenco delle cose da fare però non finisce qui, perché ci sono tante priorità nel suo programma: la gestione del post terremoto, la transizione in Europa dopo le elezioni americane, i flussi immigratori e quella numero uno: il lavoro. Obiettivi non a breve termine, a cui non vuole dare scadenze. “Lascio alla politica la discussione su quando tornare al voto”.
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