![Trump a Mosca](https://www.radiopopolare.it/wp-content/uploads/2025/02/1920x1080184.jpg)
La telefonata di ieri di Donald Trump con Vladimir Putin è stata presentata, da Trump stesso, ma anche dai russi, come un dato importante, positivo, che fa fare un passo avanti verso la tanto attesa pace in Ucraina. In realtà quella telefonata e la strategia disegnata dall’amministrazione Trump sollevano non poche preoccupazioni e allarme, proprio da chi questa strategia dovrebbe appoggiare. E cioè, gli alleati degli Stati Uniti. Allora, per capire a chi e perché la mossa di Trump sull’Ucraina non è piaciuta, bisogna vedere a chi è piaciuta. È piaciuta, sostanzialmente, ai russi, a Vladimir Putin, che infatti attraverso il suo portavoce Dmitrij Peskov dice di essere impressionato dalla posizione dell’attuale amministrazione americana. Sono abbastanza chiare le ragioni della soddisfazione russa. Quello di Trump, ma è una posizione anticipata anche qualche giorno fa dal segretario alla difesa Pete Hegseth, non è un dato di partenza per un negoziato. L’amministrazione Trump concede al Cremlino, all’inizio dei negoziati, quasi tutto quello che il Cremlino vuole. Quindi, niente possibilità di adesione alla NATO, sia pure in prospettiva. No alla richiesta ucraina di ricevere maggiori aiuti militari dagli alleati, in mancanza dell’entrata nella nato. Praticamente nessuna garanzia, nessuna tutela, contro nuove future operazioni militari russe.
Tra l’altro, proprio il segretario alla difesa Hegseth ha chiarito che l’articolo 5 dell’alleanza atlantica, quello che obbliga i membri a intervenire, nel caso uno di loro sia attaccato, non potrà in nessun modo essere applicato in tema di Ucraina. Praticamente, l’unica cosa che resta vagamente aperta ai negoziati è a quanto del suo territorio l’Ucraina dovrà rinunciare. In questo momento i russi occupano un sesto del territorio ucraino, ancora Hegseth ha detto che comunque a Kyev si devono mettere il cuore in pace e accettare le perdite territoriali. Se questo è il contesto, si capisce l’entusiasmo di Mosca per la proposta di Trump e le riserve e le preoccupazioni di Kiev e degli alleati europei. Anzitutto, non è nemmeno chiaro se il governo ucraino parteciperà ai negoziati. Trump non l’ha detto, e non è un dettaglio. Quanto agli europei, i commenti dei ministri alla difesa arrivati a Bruxelles oggi sono espliciti. Il francese Sébastien Lecornu parla di pace attraverso la debolezza. Il tedesco Boris Pistorius dice che Trump non avrebbe dovuto fare tutte queste concessioni, ancor prima della partenza dei negoziati. Tra l’altro, proprio il segretario alla difesa americano Peté Hegseth ha detto che in futuro la sicurezza dell’Ucraina dovrà essere assicurata non dalla nato, ma dall’Europa. Quello che del resto appare a questo punto chiaro, alle cancellerie europee, è una cosa. Il piano di pace di Trump per l’Ucraina non riguarda solo la pace in Ucraina. Il piano di pace di Trump è un’ulteriore picconata alle vecchie relazioni transatlantiche.