Non si trattava di un emendamento fondamentale, come le preferenze o il voto disgiunto. L’inciampo sull’estensione del sistema elettorale anche in Trentino Alto Adige permetteva di trovare una soluzione e di andare avanti, strigliando i franchi tiratori e riportandoli al rispetto degli accordi.
Invece, un minuto dopo il voto che ha fatto andare sotto la maggioranza, si è assistito a una drammatizzazione da parte del Pd, che ha annunciato la fine dell’accordo sulla legge elettorale. “Questa legge è morta, le condizioni per andare avanti non ci sono più”, ha detto Guerini, prima e anche dopo la segreteria del partito che si è riunita d’urgenza.
Neppure un tentativo di rimettere in piedi questo sistema, si passa subito al “piano b”, e cioè alla legge elettorale prevista dalla Consulta, eventualmente con un decreto per armonizzare i sistemi di Camera e Senato e poi qualsiasi incidente parlamentare potrebbe portare allo scioglimento delle Camere e al voto anticipato, visti anche i rapporti ormai deteriorati tra Renzi e Alfano.
Il Pd sostiene di aver fatto tutto il possibile per scrivere una nuova legge elettorale, ma ora non vuole accordi al ribasso e accusa il movimento Cinque stelle di essere stato l’unico responsabile del fallimento dell’accordo, per le divisioni interne e per il tentativo di azzoppare la corsa di Di Maio verso Palazzo Chigi. Quindi se si andasse al voto con la legge uscita dalla Consulta non sarebbe colpa di Renzi.
E’ vero, ma solo in parte, perché alcuni franchi tiratori si trovano anche tra i democratici, oltre che nei piccoli partiti a cui non sembra vero che fallisca una legge che non avrebbe mai permesso a loro il ritorno in Parlamento, per la soglia di sbarramento troppo alta.
E nel Pd i malumori arrivano dall’area di Orlando, ma potrebbe esserci lo zampino anche di alcuni renziani, consapevoli che il patto con i Cinque stelle si è rotto e hanno anticipato la conclusione, aprendo già nuovi scenari.
Resta da capire il parere di Mattarella, che per ora sapere di non aver assistito a un bello spettacolo: una nota del Quirinale dice che il Capo dello Stato sta seguendo con preoccupazione lo stallo nel dialogo tra i partiti.
Chi tenta di prolungare la legislatura fino alla fine già si fa sentire: per Alfano, Mattarella e Gentiloni possono contare su di lui. Tradotto, non darà nessun pretesto a Renzi per far cadere il governo.