Il capo degli osservatori dell’Unione Europea, a Myanmar per le elezioni, ha detto che “le elezioni sono state per il 95 per cento circa regolari”. Alexander Lambsdorff, a Yangon, ha spiegato che la gran parte dei seggi elettorali hanno aperto in orario, con staff al completo e operazioni di voto che si sono svolte regolarmente. Soltanto in circa “il 7 per cento dei seggi si sono verificati dei problemi”, ha detto Lambsdorff, con elettori non presenti sulle liste elettorali.
Proseguono intanto le operazioni di conteggio dei voti. Degli 88 seggi parlamentari sin qui assegnati, 78 sono andati alla Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, 5 al partito di governo, sostenuto dai militari, il Partito per la Solidarietà e lo Sviluppo.
Nelle sue prime dichiarazioni pubbliche, a BBC, Aung San Suu Kyi ha detto che il suo partito dovrebbe poter conquistare almeno due terzi dei 498 seggi in palio in queste elezioni. La leader dell’opposizione birmana ha spiegato che queste elezioni “non sono state completamente libere ma sono state comunque giuste“. Suu Kyi non può comunque diventare presidente perché la Costituzione vieta a chi ha figli con passaporto straniero di ricoprire quella posizione. I due figli di Aung sono di nazionalità britannica. Alla domanda su come farà a governare, ha risposto: “Troveremo comunque un modo”.
Fuori dal quartier generale del suo partito proseguono intanto i festeggiamenti per la vittoria elettorale. I 10 dovrebbero arrivare nella giornata di mercoledì.
Intanto in un video Htay Oo, il chairman del Partito per la Solidarietà e lo Sviluppo, appoggiato dai militari e ora al potere, ha riconosciuto la probabile sconfitta. “Abbiamo una percentuale di seggi persi, più che vinti, ha detto. Non ci sono ancora i risultati ufficiali, ma siamo pronti ad accettare il risultato”.
Il segretario di stato americano, John Kerry, ha salutato le elezioni a Myanmar come “pacifiche e storiche”, anche se ha riconosciuto che sono “lontane dall’essere perfette” per la presenza di brogli e discriminazioni. Migliaia di appartenenti alla minoranza ddi musulmani Rohingya sono stati esclusi dal voto.