Il Papa ha ricevuto il premio Carlo Magno che l’Europa assegna ogni anno ad una personalità che si è distinta per il suo impegno a favore della pace e del dialogo. Bergoglio ha accolto tutti i leader europei in Vaticano e ha pronunciato il discorso di rito. Ma si è trattato di parole tutt’altro che rituali. Il Papa ha praticamente condannato l’Europa costruita dai leader che gli stavano assegnando il premio. C’erano tutti: Schltz, Tusk, Junker, Merkel, Renzi, il Re di Spagna, il governatore della Bce Draghi.
“Integrazione e solidarietà per costruire la storia”, ha detto. Esattamente il contrario di ciò che sta facendo l’Europa sulla questione migranti, la più scottante.
Alla fine i leader europei si saranno quasi pentiti di avere assegnato il premio a Bergoglio. Hanno battuto le mani e sorriso per protocollo, ma di fatto sembravano scolaretti che cercano un riparo dietro il compagno quando il professore interroga.
“L’Europa è una nonna stanca, invecchiata e non più fertile”, ha detto ancora il Papa con i leader schierati davanti a lui. “Un Europa che vuole dominare spazi più grandi, che vuole conquiste invece di generare processi di inclusione”.
Parole che devono essere risuonate con l’eco nelle orecchie dei leader che proprio in questi giorni hanno generato piani per l’espulsione, per la chiusura e la deportazione come è avvenuto, per esempio, nel campo di Idomeni.
“Sogno un Europa – ha detto ancora il Papa – in cui essere migrante non sia un delitto. Costruire Ponti e abbattere i muri. Le parole di Bergoglio, evidentemente, sono state costruite sulla realtà di questi giorni. Una realtà costruita dagli uomini che aveva di fronte e che sembravano sempre più piccoli e imbalsamati sulle loro sedie.
Il Papa non ha avuto riguardi ha continuato imperterrito, e non solo sull’immigrazione. “L’Europa deve dare ai giovani un lavoro dignitoso e ben pagato, e deve distribuire la ricchezza senza accanirsi sui più deboli”. Di certo le menti di quegli occhi sfuggenti che aveva davanti sono andati al capitolo precedente a quello dell’immigrazione, alla Grecia, per esempio.