Da decenni la scena musicale, e più in generale artistica, libanese spicca in Medio Oriente per la sua varietà, vivacità e il suo respiro internazionale. Le ragioni del dinamismo creativo libanese sono molte e vengono da lontano. Nella grande fase della musica araba moderna, il Libano è stato secondo soltanto all’Egitto. Se il Cairo ha espresso Umm Kulthum, in cui tutto il mondo arabo si è identificato, Beirut ha dato Fairuz, esponente di una generazione molto più giovane. Umm Kulthum nacque a fine ‘800, Fairuz nel 1935, e rappresentò una canzone più aggiornata. Fairuz è stata venerata non solo in Libano, ma è la più venerata dopo Umm Kulthum.
Il Libano è un paese arabo, ma anche un paese di cultura fortemente cosmopolita: basti pensare all’epopea della spensierata Beirut degli anni ’60. Poi sono iniziate le tragedie: la feroce guerra civile è scoppiata a metà degli anni ’70, l’occupazione israeliana, che nel sud del Libano è durata fino a un quarto di secolo fa. Poi la guerra del 2006, breve ma violenta. Infine, qualche anno fa, l’esplosione nel porto di Beirut e la pesantissima crisi economica, fino alla guerra di adesso.
Pur determinando grandi difficoltà materiali per la scena artistica libanese, soprattutto durante la guerra civile, Beirut era una città in cui si rischiava la vita ogni giorno. Questo ha prodotto una vasta diaspora, che ha mantenuto però un forte senso di appartenenza al proprio paese. Queste drammatiche vicende hanno anche fortemente stimolato la produttività e la creatività artistiche. Per quanto riguarda la musica, nessun altro paese del Medio Oriente ha una scena così ricca e sviluppata, che va dal pop al rock, all’avanguardia, all’elettronica, fino all’improvvisazione radicale.
Il produttore e polistrumentista Fadi Tabbal e la cantante Julia Sabra collaborano da una decina d’anni. Lei è vocalist, ma anche autrice di musiche e testi, polistrumentista e cantante del gruppo pop Postcards, nonché manager di Tunefork Studios, uno studio di registrazione e collettivo sonoro cruciale per l’attuale scena alternativa e sperimentale di Beirut. Tunefork Studios è stato creato nel 2006 proprio da Fadi Tabbal, che all’epoca era attivo con una serie di band libanesi di rock psichedelico, indie rock, punk, post-punk ed elettronica.
Nel 2022 hanno pubblicato l’album di debutto del loro sodalizio, chiamato come l’album Snakeskin. L’album è nato sull’onda dell’emozione per l’esplosione al porto. “L’esplosione,” ha spiegato Julia Sabra, “ci ha costretto a rivedere le nostre priorità e la musica è diventata il nostro unico rifugio. In quel momento, che sentivamo come post-apocalittico, c’era così tanto da dire. La mia casa era distrutta, mio marito gravemente ferito, e mi sembrava che tutta la città se ne fosse andata.”
Snakeskin è adesso al suo secondo album, They Kept Our Photographs, in uscita l’11 ottobre per l’etichetta Mais Um. Il loro è un pop elettronico con una fisionomia ambient e industrial, caratterizzato da un’eleganza e uno stile tipicamente libanesi. Anche qui ci sono di mezzo delle emozioni forti. “Appena abbiamo cominciato a lavorare al nuovo album degli Snakeskin è iniziata la guerra a Gaza, e questo ha influenzato i brani,” ha raccontato Julia Sabra. “Guardavamo sugli schermi i palestinesi massacrati 24 ore al giorno e ci sentivamo totalmente impotenti, e queste immagini riempivano i nostri incubi notturni. Quindi molti pezzi sono su questi orrori, sul razzismo, su quello che significa essere arabi in questi tempi e cercare di continuare a provare amore per non impazzire in mezzo a tutto questo.”