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Care ascoltatrici, cari ascoltatori, care abbonate, cari abbonati
A volte si fa presto a dire “grazie”.
Dire “grazie” infatti è spesso è un modo educato ma frettoloso per togliersi di dosso un debito di riconoscenza.
Invece il debito addosso si deve sentirlo, se si vuole essere davvero riconoscenti.
E noi sentiamo grandissimo il debito di riconoscenza per chi proprio quest’anno – il più difficile, dopo pandemia e guerra – ha superato ogni record di sostegno verso la nostra, la vostra radio.
Oltre 500 nuovi abbonamenti, tantissimi “ritocchi”, cioè persone che hanno scelto di aumentare la loro quota di supporto che permette a questa radio di vivere.
Un “grazie” insomma non basta perché di fronte a questo sforzo individuale, familiare e collettivo, noi sentiamo fortissimo il dovere di fare il meglio possibile, di essere presidio di libertà, di indipendenza da ogni potere e di diritti sociali, civili e ambientali, di essere baluardo di democrazia antifascismo e pluralismo, anzi pluralità
Sì, pluralità, perché radio popolare non è un monolite ma una galassia di pensieri e di desideri, di battaglie serissime – a volte drammatiche – ma anche di ironia, affetto, leggerezza, ed è sempre comunità. In una cornice valoriale ampia ma certa, indubbia.
Al grazie, immenso e sentito, aggiungiamo quindi la responsabilità, l’impegno che oggi più di ieri sentiamo ben presente in ciascuno di noi. Non solo a usare al meglio il sostegno che ci avete dato – questo è il minimo – ma soprattutto a fare ogni giorno il meglio possibile per la nostra, la vostra radio.