Un fine settimana difficile per i Cinque stelle e questa volta non c’entrano i grattacapi causati da Salvini. Le preoccupazioni arrivano dalle due grandi città governate dalle sindache a Cinque stelle, Torino e Roma.
Nel capoluogo piemontese Chiara Appendino deve affrontare la manifestazione pro-Tav in piazza e le pressioni del centrodestra, compreso l’alleato di governo, affinché i lavori si facciano. A Roma il problema è ancora più grave, perché è attesa la sentenza per il processo in cui Virginia Raggi è indagata per falso.
Le regole del Movimento parlano chiaro, se condannata la sindaca della Capitale dovrà dimettersi e Di Maio lo ha ribadito: “Il nostro codice parla chiaro e lo conoscete“, ha detto il vicepremier che avrebbe voluto fortemente non affrontare anche questa grana e per diverse ragioni: le dimissioni obbligate dopo una sentenza di condanna, anche solo in primo grado, non è l’unico tabù che dovrebbe cadere nel Movimento, ce n’è un altro altrettanto importante: la regola del doppio mandato che impedirebbe a Di Maio di ricandidarsi se il governo dovesse cadere per mano leghista.
Due capisaldi del movimento di Grillo che aprirebbero una grande crisi interna, ma se il capo dei Cinque stelle dovesse scegliere di rompere un tabù sicuramente sarebbe quello del doppio mandato e non della salvezza di Virginia Raggi.
Se la sindaca di Roma sarà condannata si aprirà un altro capitolo, anche di ulteriori tensioni nella maggioranza. Non è un segreto che la Lega aspiri a prendersi Roma, magari in alleanza con Giorgia Meloni, che ce l’aveva quasi fatta alle scorse elezioni se non fosse stato per le divisioni nel centrodestra.
Salvini da un po’ di tempo sta prendendo di mira le inefficienze e i risultati pessimi della giunta romana per criticare la sindaca. Il caso di Desirée, la ragazza uccisa a San Lorenzo, è l’ultimo esempio e perdere Roma per i Cinque stelle, anche se nell’ultimo anno è apparsa più una zavorra che una ricchezza, sarebbe un brutto segnale in vista delle prossime elezioni. Una sconfitta che sarebbe anche il simbolo dei risultati insoddisfacenti nel resto d’Italia.