Alla frontiera tra Siria e Turchia si sono ammassate almeno 100 mila persone che scappano dalla guerra. Il nord della Siria, soprattutto la zona tra Aleppo e il confine turco, è nuovamente teatro di violenze quotidiane. Formalmente la tregua è ancora in vigore, ma l’intensità dei bombardamenti e dei combattimenti è praticamente la stessa del periodo che aveva anticipato il cessate il fuoco.
Il nord della Siria è da tempo la zona strategicamente più importante per il conflitto siriano. Con ogni probabilità l’esito della guerra verrà deciso lì. Aleppo è un perfetto microcosmo della crisi siriana: sono presenti quasi tutti i principali gruppi armati e sono evidenti le tante contraddizioni di questa guerra.
Da almeno una decina di giorni sono ripresi i combattimenti a sud della città, i bombardamenti su alcuni quartieri centrali controllati dall’opposizione, le incursioni dell’ISIS verso i centri a nord di Aleppo, soprattutto Azaz, pochi chilometri dal confine turco.
Proprio le violenze intorno ad Azaz hanno provocato il nuovo flusso di profughi. La stima di 100mila persone ammassate alla frontiera è di Medici Senza Frontiere. Ankara ha costruito dei piccoli campi profughi in territorio siriano, ma in questo momento non sono sicuri per gli attacchi dello Stato Islamico. E in realtà non è sicura nemmeno la fascia di territorio turco dall’altra parte del confine. Questa settimana sono caduti altri missili sulla città di Kilis. Tra le vittime ci sono anche dei bambini. Le guardie turche fanno passare solamente i feriti e le persone che hanno bisogno di assistenza medica.
Anche intorno a Kilis, dove il numero dei cittadini siriani ha superato quello degli abitanti turchi, ci sono dei campi profughi, gli stessi dove dovrebbero essere trasferiti alcuni dei migranti deportati dalla Grecia sulla base dell’accordo tra Turchia e Unione Europea. A questo punto, però, quei campi non sono sicuri, il che potrebbe rappresentare una grana in più nei rapporti tra Ankara e Bruxelles.
Intorno ad Azaz ci sono i ribelli, le milizie curde, lo Stato Islamico, e poco più a sud anche le truppe dell’esercito di Assad. Tutti i principali attori della guerra siriana. Non solo, la Turchia teme da tempo che i curdi siriani prendano il controllo di tutto il nord della Siria da est a ovest. L’esercito turco ha sparato più volte proprio sulla zona di Azaz per colpire le milizie curde.
In questo contesto non stupisce la decisione dell’opposizione di lasciare il negoziato in corso a Ginevra. Il fronte anti-regime ha detto che tornerà in Svizzera solo quando Damasco fermerà le operazioni militari. Lo stesso mediatore Staffan de Mistura, di solito obbligato a essere ottimista, ha ammesso che non si stanno facendo passi in avanti, nemmeno sul fronte umanitario. In molte città sotto assedio, in diverse zone del paese, non è ancora stato autorizzato l’ingresso di medicinali. Secondo il governo americano la Russia avrebbe addirittura ripreso a mandare uomini e mezzi in Siria.
Se la trattativa salterà definitivamente la guerra andrà avanti come minimo per un altro anno. Lo sapremo nei prossimi giorni.