Nessun minuto di silenzio, nessuna dichiarazione in aula. Sguardi un po’ tristi o forse preoccupati per il futuro del Movimento, da domani in poi. I parlamentari del Movimento Cinque Stelle schivano i giornalisti, si riuniscono in piccoli gruppi in qualche sala, ma nessuna dichiarazione pubblica. Il voto alle riforma costituzionale e subito la partenza per Milano alla camera ardente di Casaleggio.
E così la vera guida del movimento (una forza data ora al 30 per cento), che è stata nella sua vita una figura quasi virtuale – per scelta e per il ruolo che si era dato – virtuale diventa anche nella morte. Anche se la sua assenza ora crea il primo reale rischio di scomparsa del Movimento.
Se Beppe Grillo, lo si è capito nel tempo, era il frontman del Movimento, con le sue piazze e il suo blog, la vera mente era lui. Lo stratega, l’ideatore della possibile democrazia in rete, con le sue novità, ma anche con le sue storture, come il voto in rete, poco controllabile, ma definitivo. “Io non mollo”, aveva detto pochi giorni fa, quando ormai tutti sapevano quanto fosse gravemente malato, ma si manteneva ancora il silenzio. Una sorta di testamento politico, che ora qui a Roma i deputati e i senatori devono saper cogliere. Grillo sembra aver fatto un passo indietro e nei mesi scorsi, anche a causa della malattia di Casaleggio, era stato nominato un direttorio. Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sono i due esponenti di spicco, ma nessuno di questi due sembra poter costituire una vera leadership, da affiancare a Grillo o alla quale Grillo si affianchi.
E’ un Movimento a rischio frammentazione, con opinioni e prospettive politiche diverse, lo si è visto con diversi argomenti: dalle unioni civili tornando indietro fino al possibile ingresso nel governo. Via via, molti se ne sono andati, soprattutto al Senato, dove stranamente non c’è nessun membro del direttorio. Ma Casaleggio è sempre riuscito a mantenerlo unito, affrontando anche il risultato deludente delle regionali e delle europee, per tornare ora ad essere competitivi e con i sondaggi in crescita, soprattutto per le prossime amministrative.
Per questo ora, Grillo deve trovare subito una soluzione ad un vuoto così forte, per non rischiare la crisi in vista delle elezioni di giugno e del referendum in autunno.