
Per nessun Papa, da Paolo VI in avanti, nessun governo italiano aveva dichiarato 5 giorni di lutto nazionale. Giorgia Meloni lo ha fatto. È vero che tra i due c’era un buon rapporto, ma alla Destra Italiana, un pontefice che difendeva i migranti come faceva Francesco non poteva certo piacere. Eppure, l’esecutivo non vuole marcare alcuna distanza. Anzi. Sull’onda del sentimento generale, vuole fare suo il Papa della Gente.
L’immigrazione era il terreno di scontro anche con Donald Trump, molto forte durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, meno appariscente in questi mesi, con Francesco impegnato dalla malattia. Nonostante questo, il 10 febbraio, Bergoglio, scrisse una lettera ai vescovi statunitensi che in realtà era un messaggio all’amministrazione Trump. Rifiutava le tesi del vicepresidente J.D. Vance, che aveva tirato in causa Sant Agostino per giustificare le deportazioni dei migranti. Lo stesso Vance che ha fatto di tutto per incontrare Francesco alla vigilia della sua morte. Per lui, cattolico ultra conservatore, era importante la foto d’opportunità con il Papa. Una foto che è diventata rilevante anche per Donald Trump. Sarà l’immagine accanto alla bara di Francesco.
Il presidente USA ha detto che sarà a Roma per i funerali. Questioni di etichetta, certo. Ma non solo. Anche George W.Bush partecipò alle esequie di Giovanni Paolo II 20 anni fa, ma il rapporto tra il Papato e Washington era molto, molto meno conflittuale. In questi mesi, alla Casa Bianca, invece, la disistima per Francesco era rivendicata. Sono 8 i membri del governo USA di religione cattolica (non pochi), mentre invece i cattolici americani si stanno spostando sempre di più verso posizioni conservatrici. Trump vuole alimentare questo movimento, senza fratture, vuole inglobarli nel Trumpismo. Per questo vuole andare alle esequie.
Francesco era l’unico leader a livello globale a difendere i migranti. Dopo di lui rischia di esserci il vuoto. Che Trump vuole riempire a modo suo.