Alessandra Abidin, libanese, da 13 anni in Italia, studi in Scienze politiche alla Università Cattolica di Milano, ma anche di violino al Monteverdi di Cremona, cercando consolazione al dolore per la morte dell’amatissimo gatto Ernesto “si imbatte nella storia di questo attivista che sfama i gatti che prima erano di qualcuno, poi la gente è scappata per la guerra e anche con sofferenza li ha dovuti lasciare”
Mohammad Alaa Aljaleel è un uomo siriano, precisamente di Aleppo, sposato, padre di 3 figli; prima della guerra faceva l’elettricista, ora fa il soccorritore, guida ambulanze per trasportare feriti e vittime di guerra. Ha anche un secondo lavoro/passione: soccorrere e sfamare gli animali, soprattutto i gatti, vittime di guerra dell’uomo.
Così Alessandra si mette in comunicazione con lui, parla l’arabo; pensa a una piccola donazione e invece apre un gruppo chiuso su Facebook, “Il gattaro d’Aleppo”, per far conoscere la storia e aiutare lui e i gatti.
In un paio di mesi gli aderenti sono diventati più di tremila. Grazie ai video e alle foto che Alaa posta seguono quotidianamente la tragedia che infuria sulla Siria ed Aleppo.
Alessandra, che amministra il gruppo e tiene i contatti, è attentissima alla trasparenza e alla sicurezza.
Ad Aleppo ora c’è il Rifugio per i gatti Ernesto, che oltre ai più di 150 gatti, qualche cane, delle galline, delle papere, è diventato anche un parco gioco per bambini e orfani.
“Mohammad non vuole lasciare la sua terra, vuole restare anche per i gatti, perché “questa guerra l’hanno creata gli umani e i gatti sono comunque delle creature innocenti ed è ingiusto lasciar morire queste creature perchè noi umani ci stiamo ammazzando tra di noi”.
Gli aiuti che questo “gruppo” ha offerto finora servono ai gatti, ma anche ai poverissimi rimasti sotto i bombardamenti e che Alaa, il gattaro d’Aleppo, continua a curare e soccorrere.
Alessandra Abidin
L’intervista completa a Considera l’armadillo – noi e altri animali
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