Alessandro Giuli ha parlato al telefono con Giorgia Meloni e poi alla presentazione di una rivista d’arte ha parlato della “creatività che nasce nel liquido amniotico”. Segno che il ministro della Cultura continua nel suo stile e linguaggio aulico e inafferrabile a guidare un ministero mai caduto in tanti guai in pochi mesi, ed è anche la dimostrazione che non ha nessuna intenzione di farsi commissariare e imporre i nomi dei suoi consiglieri, a cominciare da chi dovrà sostituire Francesco Spano. Almeno per ora è così. A Giorgia Meloni che ha voluto parlargli al telefono ieri, dopo aver cercato il giorno prima di allontanare la questione con una ostentata indifferenza, Giuli avrebbe prima offerto le sue dimissioni e poi chiesto di essere libero nelle scelte, lui sa bene che le dimissioni in questo momento creerebbero una sorta di terremoto politico nel governo. Come procedere infatti a una nuova sostituzione alla guida del ministero come se niente fosse, considerando anche che i veleni e gli inciampi arrivano soprattutto dal suo partito, da Fratelli d’Italia che considera il ministro della cultura come minimo un corpo estraneo rispetto alla storia missina? Federico Mollicone, che aspirava a quanto pare a prendere il posto di Giuli invece della presidenza della Commissione Cultura alla Camera dei deputati, oggi dice che non c’è nessun problema con Giuli, ma che “Francesco Spano non proveniva dal nostro mondo, dice, è risaputo da qui il nervosismo del partito, aggiunge.” Quindi più che il contratto al marito, è proprio la provenienza dell’ex consigliere, di sinistra e forse di quel mondo a cui appartiene, Lgbt, che la destra fa fatica ad accettare pubblicamente. Spano in un’intervista oggi ammette “di essere stato vittima di una destra omofoba”. Ora naturalmente si attende la puntata di Report, le rivelazioni ulteriori che il conduttore ha annunciato e che riguardano sempre il ministro della Cultura. Ma la speranza di Giorgia Meloni è che tutto possa ancora tenersi e che non debba toccare nuovamente quel ministero che doveva essere la rivincita culturale della destra al potere
Il futuro incerto del Ministero della cultura
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Autore articolo
Anna Bredice