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Il fronte anti Isis è troppo diviso

Per il fronte anti Isis in Siria l’ostacolo principale è la sua stessa natura. Le forze che vorrebbero farla finita con lo Stato Islamico, e che in parte sono operative anche a Mosul in Iraq, sono tante e spesso sono in rotta fra di loro. In sostanza non possiamo nemmeno parlare di una coalizione.

Lo scorso fine settimana le Forze Democratiche Siriane, un’alleanza di milizie curde e arabe, ha lanciato l’operazione militare per la riconquista di Raqqa, la capitale del Califfato. In questa prima fase l’obiettivo non è arrivare a Raqqa ma circondarla, sigillarla, bloccare e chiudere tutte le vie di fuga. Un’operazione che fonti all’interno della stessa coalizione arabo-curda e della coalizione internazionale a guida americana dicono potrebbe richiedere almeno due mesi.

All’interno delle Forze Democratiche Siriane l’elemento dominante è rappresentato dalle milizie curde, che si stanno muovendo in una regione, quella di Raqqa, a prevalenza araba. Una dinamica che preoccupa la popolazione locale, i gruppi ribelli siriani che non sono alleati dei curdi, e la vicina Turchia, che come sappiamo sta cercando in tutti i modi di evitare che i curdi siriani stabiliscano uno stato indipendente o una regione autonoma nel nord della Siria, a sud del confine turco-siriano. Questo è il nodo più complesso.

L’avanzata dei curdi siriani è l’esempio più chiaro di questa guerra ad alleanze variabili. A fasi alterne i curdi hanno collaborato sia con il regime che con alcuni gruppi ribelli. Ma sul terreno sono stati anche quelli che hanno combattuto con più costanza ed efficacia lo Stato Islamico. Ecco perché le Unità di Protezione Popolare sono gli alleati più affidabili degli Stati Uniti in quella regione.

Turchia, regime siriano, ribelli, milizie curde, americani e russi. Troppi gli attori in campo per una situazione già molto complessa. Ma ci sono anche altri ostacoli.

A Mosul, nonostante i problemi e le incognite che abbiamo indicato più volte, c’è almeno un governo centrale, quello di Baghdad, che sempre sulla carta dovrebbe poi governare la città, seppur in collaborazione con le forze locali. In Siria il governo centrale non c’è, o comunque la maggior parte degli attori in campo non riconosce l’autorità del regime di Assad. Come per Mosul una cosa è riconquistare la città, altra cosa è governarla. I curdi, da parte loro, hanno fatto sapere che non entrerebbero all’interno di Raqqa, ma gli altri non si fidano.

E poi c’è la posizione della Russia, che nell’ultimo anno ha cambiato il corso della guerra siriana. Mosca ha detto molto chiaramente che la Turchia, che vorrebbe partecipare attivamente alla campagna per Raqqa, non può entrare in territorio siriano oltre 25 chilometri. Ma proprio in questi giorni i ribelli appoggiati da Ankara hanno superato quella distanza. Il loro prossimo obiettivo è al-Bab, a nord-est di Aleppo, al momento ancora in mano all’ISIS. Da al-Bab sarebbe poi possibile unirsi alla battaglia per rompere l’assedio proprio ad Aleppo. Città che i russi stanno bombardando da tempo nel tentativo di eliminare completamente l’opposizione.

Se Mosul è questione complessa, Raqqa lo è ancora di più. La sua eventuale caduta sarebbe sicuramente un duro colpo per l’ISIS, ma non è ancora chiaro a vantaggio di chi.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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    "Lonely Are All Bridges. Birgit Jurgenssen e Cinzia Ruggeri" è il titolo della mostra aperta al pubblico da oggi negli spazi di Fondazione ICA a Milano in via Orobia 26, fino al 15 marzo. La Fondazione ICA Milano ha inaugurato così la programmazione espositiva del 2025 con un progetto espositivo bipersonale, con la eccezionale curatela dell’artista Maurizio Cattelan e Marta Papini. La mostra celebra il lavoro di due artiste iconiche, Birgit Jürgenssen (Vienna, 1949 – 2003) e Cinzia Ruggeri (Milano, 1942 – 2019), mai incontratesi di persona, ma idealmente in dialogo attraverso le loro opere, visioni e riflessioni. Il titolo della mostra è tratto da un verso della poetessa austriaca Ingeborg Bachmann, “lonely are all bridges”, che sintetizza lo spirito sperimentale di due artiste il cui lavoro si spinge oltre le convenzioni, sfida i confini tra arti e costruisce ponti in grado di attraversare discipline differenti, trasformando il quotidiano in un racconto dalla forte dimensione critica. Oggi a Cult, Ira Rubini ne ha parlato con Manuela Accinno.

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