(ndr:l’intervista è stata fatta appena prima degli attentati di Parigi del 13 Novembre, per questo non troverete riferimenti a riguardo)
Benjamin Clementine: cantante, pianista, compositore e poeta. Una storia fatta di un talento enorme e innegabile, ma anche di depressioni giovanili, solitudini, fughe dalla periferia di Londra, per approdare a una vita da senzatetto a Parigi. La salita verso il successo un gradino alla volta, dalla metropolitana parigina alla BBC.
In concerto stasera (17/11) a Firenze, al Teatro Puccini e domani (18/11) all’Auditorium di Milano. Una chiacchierata, molto più che un’intervista, che ci aiuta a capire l’animo di un artista di certo ormai consapevole del suo talento, ma che ha accettato la propria fragilità, e che comincia chiedendo come Benjamin prepara il tour, dal punto di vista musicale:
“non mi preparo molto musicalmente; conosco bene i miei brani. Piuttosto voglio parlare a lungo con i musicisti che mi accompagnano. Alla fine si tratta solo di salire sul palco e dare tutto per il pubblico davanti a te; è proprio quella la cosa più’ importante: prima il pubblico e poi tutto il resto”.
E dal punto di vista fisico e mentale come ti prepari per un tour così lungo?
Corro tanto, faccio davvero molto sport. Al contrario, da un punto di vista mentale cerco di stare il più libero possibile. Perché quando salirò sul palco il mio compito sarà suonare le mie canzoni, quindi esprimere come mi sento. E non voglio che la naturalezza di questo sentimento venga influenzata dalle paranoie che posso farmi nei giorni o nelle ore precedenti il concerto.
Sudi molto durante i tuoi concerti?
Direi di no. più che altro perché non mi ricordo di aver mai usato un asciugamano in un live. quindi direi di no. Sudare o meno comunque di solito dipende dalle luci sul palco.
E’ vero che ti piacerebbe vivere a Palaia in provincia di Pisa?
Sì, adoro quel posto, ci sono andato perché ci vive un amico. E’ un posto bellissimo nella campagna toscana. Ho scritto anche alcuni brani durante il mio soggiorno. Ci sono stato la prima volta tre anni fa, due volte in totale, credo complessivamente per un mese. E’ un luogo magico: quando la luna si alza in cielo di notte manca il respiro, ci voglio tornare presto.
Continui a comporre esclusivamente in solitudine? E con quali strumenti?
Compongo assolutamente da solo. Di solito scrivo senza uno strumento ma parto dal testo sotto forma di poesia e poi compongo la melodia che formerà la canzone.
Vuoi anticipare ai nostri ascoltatori qualcosa di quello che accadrà sui palchi di Firenze e Milano?
Non so, davvero non lo so. Non abbiamo pronta neanche la scaletta, che peraltro verrà decisa due secondi prima di sedermi al pianoforte, sul palco. Non so neanche se farò una o più cover. Davvero non ne so niente prima di salire.
Non sei ancora stufo di sentirti fare domande sul periodo da homeless a Parigi anziché sulla tua musica?
Premetto che per quanto mi riguarda con me puoi parlare di ogni cosa; dopodiché sì, comincio un po’ ad annoiarmi, sono due anni che mi fanno spessissimo le stesse domande nelle interviste. E’ possibile parlare della mia musica e della mia poesia anche senza rivangare le stesse vecchie storie. Ma capisco anche che ognuno ha diritto di essere fatto a modo suo.
Vista la tua storia, i giornalisti ti chiedono spessissimo come hai speso i primi guadagni o qual è la cosa più costosa che hai comprato; io invece vorrei sapere qual è l’ultima cosa che hai comprato…
Ho appena comprati un pedale per pianoforte; produce effetti sonori, fai conto…come un wah wah. L’ho pagato attorno ai 50 euro, e guarda che non è poco per un pedale, non credi? Un pianoforte è già molto caro, trovo assurdo che anche un pedale costi così tanto. Questa è una delle ragioni per cui molti ragazzi non fanno musica, perché gli strumenti costano davvero troppo.
Ho visto una tua intervista in TV dove, in una dichiarazione quasi liberatoria, affermavi: sono un po’ strano, datemi tregua. Ti ritieni una persona strana e in che senso?
Beh sì. Semplicemente non riesco a stabilire una connessione o una sintonia con molte persone. Non mi è possibile, tutto qui. E’ come se ci fosse uno scetticismo a priori nei confronti di quasi tutte le persone che conosco, e non so da dove arrivi. Dipende un po’ anche da come si comportano con me. Ma non è per forza una cosa brutta.
Ascolta l’intervista con Benjaim Clementine