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Il declino della Lombardia è stato un tema che Letizia Moratti ha provato a introdurre in campagna elettorale, soffermandosi più volte, per esempio, sulla situazione del prodotto interno lordo nelle province di Lodi e Pavia, più basso della media europea.
Anche noi a Radio Popolare abbiamo provato a porre una riflessione sulla situazione economica dopo trent’anni di insistente narrazione dell’eccellenza, figlia della storica Lombardia tra i Motori d’Europa. Lo abbiamo fatto grazie a una ricerca di due esperti dell’Università Bicocca e della Cgil Lombardia.
I numeri rispetto alle regioni della storica associazione tra territori, come il Baden Wurttenberg, ci dicono altro. In primis l’arretratezza tecnologica, cresciuta negli dal post crisi dal 2009. Nel 2007 gli investimenti in rapporto al prodotto interno loro erano il 22%, nel 2019 erano il 17,5. Una diminuzione che sta accrescendo la distanza.
Ovviamente non è tutto dovuto alle politiche regionali. Questa situazione vede il mondo delle imprese silente, ma contento dei contributi a pioggia che continua a ricevere. La presenza di grandi industrie finora non è bastata a proteggere il benessere sociale. La trasformazione dell’auto da termica a elettrica, per esempio, metterà ulteriormente a rischio la Lombardia, dove operano numerose imprese coinvolte nella fornitura del sistema automobilistico tedesco.
In questo scenario di grande disaffezione al voto, e conferma delle destre al governo da ventotto anni, si nota come la Lega in Lombardia sia riuscita a recuperare consenso rispetto al 25 settembre, probabilmente proprio per la distribuzione a pioggia dei contributi pubblici.
Il centrosinistra tiene bene a Milano e Mantova città, e anche a Brescia e Bergamo. Un patrimonio diverso tra le quattro città, più centrista nelle due Capitali della Cultura 2023, più progressista in riva al Mincio e a Milano. Il capoluogo è ovviamente ambito, visto che il sindaco Giuseppe Sala non potrà ricandidarsi nel 2027. La crescita dei valori immobiliari, dovuta all’attrazione di funzioni e capitali, è un mix che si autoalimenta, e che aumenta le disparità che mettono in difficoltà chi ha redditi bassi e medi. L’esito delle urne e la bassa partecipazione di domenica e lunedì indicano un’offerta che non dà risposte a molti cittadini.
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