Il 2021 è un anno che per molti a livello artistico ha avuto il sapore del risveglio, dopo lo straniante effetto freeze di un 2020 surreale. In particolare per La Rappresentante di Lista, quello che si sta chiudendo è stato un anno molto ricco. L’esperienza di Sanremo, il disco Mymamma, e ora anche un libro, quasi omonimo, Maimamma. Un romanzo con una protagonista, Lavinia, che contiene molto di Veronica e Dario, della loro formazione, della loro visione della vita.
“C’è da dire che questa è una storia nata più di dieci anni fa, quasi dal momento in cui ci siamo incontrati io e Dario” comincia a raccontarci Veronica, al telefono con noi durante la puntata di Jack di giovedì scorso. “Dario aveva scritto questo racconto che al tempo erano un’ottantina di pagine, in cui si parlava di questa protagonista, Lavinia, che rimaneva incinta alle porte della fine del mondo. Questo personaggio ci ha continuato ad ossessionare, la sua personalità ci ha rapito fin da subito, e a poco a poco si è alimentata del nostro carattere, del nostro modo di essere. E’ cresciuta insieme a noi finché, quando ci siamo avvicinati alla scrittura del disco “Mymamma”, abbiamo avuto bisogno di una drammaturgia, di una storia da raccontare. All’inizio l’abbiamo immaginata come un’opera lirica. Ci piaceva quasi l’idea di far uscire prima una sorta di libretto, una sorta di storia che potesse raccontare la vita della protagonista con i suoi amori, turbamenti e quant’altro. Questo per far affezionare il pubblico a lei prima, come magari si è affezionato alla “Tosca”, per dire, e non serve che ogni volta si stupisca perchè alla fine c’è la morte. In qualche modo la storia la sa già, ma ogni volta si emoziona perché la rievoca. Questo libretto si è poi trasformato in un vero e proprio romanzo. Poi c’è stato Sanremo, quindi prima è dovuto uscire il disco. Però se ora leggerete Maimamma, scoprirete molti dettagli e una visione molto allargata rispetto alle canzoni del disco, che inevitabilmente diventano una sintesi.
A proposito di formati diversi, tu hai citato l’opera lirica. Oggi in genere scatta subito il
paragone libro/film. Voi invece vivete un dualismo ancora diverso, quello di libro/disco.
Venendo alla protagonista, quanto questa Lavinia, che negli ultimi dieci anni è cresciuta un po’ con voi, quanto è utile nella narrazione artistica poter trovare se stessi in un personaggio esterno per tirare fuori cose che magari in prima persona sarebbero spigolose?
Veronica: Credo tu abbia toccato un tema centrale, che è quello della rappresentazione. E’ un tema con il quale ci incontriamo e scontriamo da anni, e per noi è cruciale, ovvero quanto è importante riconoscersi in qualcun’altro, vedersi e sentirsi rappresentati per quello che si è. Come quando si è soli nella propria stanza e ci si domanda “Ma la fuori esisterà qualcuno come me? Coi miei stessi problemi, i miei stessi dubbi, i miei stessi umori, i miei stessi piaceri?”. Riconoscerci in un terzo, altro da noi, ci aiuta a fare quel salto li. Primo a sentirci meno soli. E poi non solo a sentirci rappresentati, ma a sentire rappresentate varie possibilità che fanno parte dell’essere umano, e quindi sentirsi anche più accettati. Secondo me se cogliamo questa sfumatura della tua domanda è assolutamente fondamentale e necessario.
Parlando di rappresentazione, questo è un periodo in cui siamo tutti molto esposti, si pensi ai social. Eppure siamo paradossalmente più soli. Pensiamo di vedere la vita di tutti gli altri, di cui però vediamo solo frammenti in cui sono sempre felici e allegri. Questo ci può anche portare un po’ d’ansia, nel misurarsi con l’esterno. Voi come tematiche, immagine e scelta delle liriche portate con voi la rappresentazione di tante personalità spesso poco visibili. Un’esposizione improvvisa e ampia come quella di Sanremo in tutto questo come ha lavorato? Avete avuto un riscontro di persone che si sono riviste in voi?
Dario: Assolutamente si. D’altra parte abbiamo anche fatto i conti con un’esposizione che è enorme. Una volta qualcuno chiese a De Andrè perché pesasse così tanto le parole delle sue canzoni, e lui laconicamente rispose “Perchè poi la gente ci crede”. Ecco, questa è una cosa di cui poi senti il carico, il peso di quel tipo di rappresentazione. La cosa interessante di Sanremo, è che è un filtro veramente importante. C’è di mezzo la televisione, un mezzo che in qualche modo può banalizzare e rendere tutto più estremo. Poi tornando sui palchi, con il tour, abbiamo incontrato un po’ le persone di cui parlavamo prima, e ci siamo resi conto di quanto possano essere un elemento fortissimo della nostra poetica.
In Maimamma, la protagonista Lavinia è alle prese con l’arrivo di una vita nuova sull’rlo di un momento drammatico per il mondo. E’ curioso che questo lavoro, che ha avuto una
gestazione di dieci anni, si sia materializzato in un momento effettivamente così drammatico per tutti.
Dario: La storia avevo iniziato a scriverla praticamente nel 2009, la pandemia era ancora di la da venire. Credo poi che ci sia un flusso, dei corsi che anche noi che scriviamo seguiamo, e questa storia è arrivata a maturazione esattamente in questo momento qui. È un caso, ma non lo è, chiaro che solo adesso abbiamo trovato lo spiraglio giusto per raccontarlo nella sua pienezza.
Veronica: E poi mi piace pensare alla figura dell’artista come una sorta di veggente, qualcuno che non è esattamente specchio della società ma che subodora qualcosa che deve venire. Quindi inizia a sentire l’odore di quello che verrà, si muove nella società attento ai dettagli, alle sfumature, e inizia ad assorbire come una spugna. E in qualche modo poi crea un germe che poco a poco prende forma e diventa quella di un romanzo, di un disco. Che racconta, a volte con speranza, un futuro possibile. E altre volte ti mette davanti ad una realtà che effettivamente si concretizza.
Ora che il libro è fuori, vi emoziona sapere che la gente potrà entrare nella storia di Lavinia, che ha dentro così tanto di voi due?
Dario: Sicuramente siamo curiosissimi di sentire tutte le storie parallele delle persone che
leggeranno il romanzo e si ritroveranno in frammenti della storia di Lavinia. Perchè come nelle canzoni ci sono degli spazi vuoti che vanno riempiti delle storie personali, perché se una canzone, un libro o un film non risuona dentro di te la storia non ti arriva. Anche per il fatto che il romanzo sia scritto in prima persona abbiamo riflettuto molto mentre lo scrivevamo sullo specchio, che è una figura che ossessiona Lavinia. C’è un passaggio in cui lei racconta che suo nonno le diceva che erano passaggi verso altre dimensioni. In qualche modo questo libro può essere uno specchio, qualcosa in cui rileggere alcuni momenti della propria vita, esattamente come è stato per noi.