
A dire che per trovare affitti o case a prezzi più bassi bisogna andare “fuori Milano” si fa presto. Per chi lavora in città ma viene escluso dalla possibilità di viverci la scelta può essere obbligata, ma spesso una maggiore accessibilità, favorita dal trasporto pubblico, comporta comunque dei costi in più. Se i prezzi delle case in proporzione ai redditi, invece, sono più abbordabili aumenta il rischio di dover affrontare spostamenti molto lunghi oppure di dover ricorrere al mezzo privato.
L’Osservatorio casa abbordabile, promosso dal Consorzio cooperative lavoratori e dalla Libera unione mutualistica, in collaborazione con il Politecnico di Milano, nella sua seconda pubblicazione mette insieme tutte queste informazioni. Poco più di un anno fa aveva definito, dati alla mano, Milano “una città non più a misura di chi lavora”: senza risparmi familiari, un salario non basta più per permettersi una casa. Quella dinamica si è addirittura accentuata, la forbice tra redditi e costi abitativi continua ad allargarsi.
Ecco perché si è scelto di indagare il “fuori Milano”. Un’area di circa 60 chilometri per 60 intorno alla città, circa 300 comuni a cavallo di sette province lombarde. Un lavoro che mostra come, senza superare la soglia del 30 percento del reddito medio, per molti lavoratori uno stipendio non basti per acquistare un’abitazione di 50 metri quadrati neanche in buona parte della cintura di Milano, in tutta la Brianza e nemmeno a Pavia, Lodi e Treviglio. Per chi guadagna 1500 euro al mese le case più abbordabili si trovano in Comuni da cui è più difficile raggiungere Milano con i mezzi pubblici. Una situazione che migliora se si considera gli affitti, ma che resta critica in mancanza di una politica che metta al centro il tema dell’abitare e che provi a guidare le traiettorie del mercato.