I numeri fanno impressione. Innanzi tutto i morti mostrano che il Golpe contro Erdogan è stato sventato nel sangue, senza alcun riguardo, da una parte e dall’altra: in poche ore sono stati uccise 265 persone e si tratta soprattutto di giovani soldati golpisti, praticamente di truppa lanciata in una battaglia che presto è apparsa persa.
Poi ci sono poco meno di tremila militari arrestati, molti sono generali, e altrettanti giudici rimossi. Non solo: ci sono anche personalità politiche, alti funzionari dello stato, membri della Corte Costituzionale sollevati dai loro compiti e accusati, tutti, di avere legami con il religioso Fetullah Gulem, un Imam in esilio negli Stati Uniti, miliardario, con milioni di seguaci nel mondo, scrittore di opere sacre ed ex alleato di ferro di Erdogan.
Insomma il Sultano Turco sta traendo un enorme vantaggio dal fallito golpe: ha praticamente ripulito gli apparati dello stato e l’esercito da qualunque oppositore. Ha incassato l’appoggio formale dei paesi europei e degli Stati Uniti.
Anzi si è permesso di fare la voce grossa con la Casa Bianca chiedendo, senza avere fatto una richiesta di estradizione, la consegna di Fatullah Gulem. “Chi lo ospita non si può reputare nostro amico, compie un atto ostile nei nostro confronti” – ha addirittura detto il premier.
Insomma si potrebbe dire che se non lo avesse subito, Erdogan avrebbe quasi dovuto fare in proprio questo tentativo di Golpe. Si sta già pensando ad una riforma costituzionale in senso presidenzialista mentre il progetto, già avanzato da Erdogan in passato, era stato sonoramente bocciato.
Nella prima riunione del parlamento dopo il fallito golpe i deputati hanno già messo in cantiere un dibattito sul ripristino della pena di morte. Tema questo che era stato una condizione posta da Bruxelles per l’ingresso della Turchia in Europa e che Ankara si era affrettata ad abolire.
Erdogan ha anche ottenuto, durante le ore concitate del Golpe, l’appoggio di tutti i partiti interni, compreso l’HDP dei curdi. Senza Golpe non l’avrebbe mai potuto sperare.