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- Tratto dal podcast Italia |
Anche quest’anno il ricordo in Piazza Alimonda, a Genova, dell’assassinio di Carlo Giuliani alle 17.25 del 20 luglio di diciannove anni fa.
Un presidio con musica, racconti, ma distanziati e con le mascherine. La sorella di Carlo, Elena Giuliani, ha raccontato a Prisma, il senso della memoria e la mancanza di Carlo.
L’intervista di Claudio Jampaglia.
A distanza di 19 anni è difficile anche rispondere. Pesa sempre, pesa nella quotidianità di ogni giorno, nella quotidianità privata della famiglia che lo sente che manca Carlo. Oggi è anche la mancanza del Carlo pubblico, del Carlo che è stato ammazzato e che quindi è un po’ di tutti, di questa sua grande famiglia allargata che è diventata piazza Alimonda con le persone che ci vengono a trovare. Questa giornata ci aiuta un po’ a superare quelle ore e quei momenti che fanno un po’ più male dentro. Fanno male anche per tutta la mancata verità che ci è stata negata ed è stata negata a Carlo, soprattutto per le menzogne e per le invenzioni che ancora, ogni tanto quando qualcuno ancora parla dei fatti di Genova, ripete senza andarsi ad informare e senza andare a leggere le testimonianze o andare ad ascoltare gli audio dei processi di chi c’era e che ha parlato anche di piazza Alimonda.
Le persone che vengono in piazza oggi e che vengono quasi anno quasi ci aiutano in questo grande abbraccio pomeridiano ad andare avanti e a chiedere che i fatti di Genova 2001 non siano dimenticati, anche se è difficile perché dopo 19 anni ci sono tanti giovani che non erano nati e erano ancora piccoli e che non sanno. È necessario, secondo noi, continuare a fare questo passaggio di testimone e continuare a ricordare perché le cose non si sono messe a posto e non è stata fatta verità. Il pericolo è che ad ogni manifestazione e in ogni situazione si possano ripetere quegli eventi, come abbiamo visto anche di recente in ogni parte del Mondo.