E’ bastato mettere in calendario alla Camera la legge elettorale, con tempi contingentati, e quindi la possibilità concreta di andare al voto a giugno, che nel Partito democratico il rischio di scissione è diventato improvvisamente reale.
Renzi sembra voler correre verso il voto, applicando eventualmente la stessa legge elettorale uscita dalla Consulta sia alla Camera che al Senato, che prevede capilista bloccati e premio di maggioranza, senza mettere in discussione nulla, neppure la possibilità di anticipare il congresso: perché non è previsto dallo Statuto è la versione ufficiale, ma soprattutto perché rischierebbe di vedere cambiati i rapporti di forza, ora tutti a suo favore.
Se il governo Gentiloni assume un andamento molto calmo, senza scossoni, le acque nell’arcipelago della sinistra sono diventate invece improvvisamente molto agitate, toccando direttamente la minoranza del Partito democratico, che ora è alle prese con il vero dilemma: andarsene o restare.
I soggetti sono diversi, c’è una parte del Pd che vuole dare battaglia per anticipare il congresso, previsto a dicembre, e discutere di una legge elettorale diversa, Emiliano (che evoca anche “le carte bollate”) e Rossi, presidenti della Puglia e della Toscana, sono entrambi interessati a candidarsi al congresso.
Bersani, finora più cauto perché aveva sempre garantito di voler rimanere nella “ditta”, sembra ora vedere una nuova prospettiva e un altro soggetto, che definisce in un’intervista: ulivista, largo, plurale e democratico.
I “bersaniani” potrebbero anche non partecipare alla direzione del 13 febbraio, se da parte della maggioranza non ci saranno risposte su due temi, capilista bloccati (si creerebbe un Parlamento di nominati spiegano), e congresso subito.
Inizia a intravedersi una scissione, e non più sostenuta solo da D’Alema. Una nuova formazione politica che secondo alcuni sondaggi potrebbe arrivare al 10%.
E’ evidente, che la sinistra fuori dal Pd appare molto interessata a tutto ciò che si muove.
L’ex Sel, tra due settimane a Rimini fonderà ufficialmente il nuovo soggetto politico, con gli altri fuoriusciti dal Pd: si tratta di “Sinistra italiana”, che si è posta nei mesi scorsi anche il tema di che rapporti avere con il Pd, se di alleanza o di totale alternativa politica.
Ora attende di capire se è possibile costruire qualcosa di ancora più largo, a sinistra del Pd, aprendo le porte anche a D’Alema, nel passato combattuto da molti di loro. E magari comprendendo anche l’ex sindaco di Milano, Pisapia, che fino a poche settimane fa non respingeva l’idea di un dialogo con Renzi, ma che ora sembra più interessato a ciò che potrebbe accadere fuori dal Partito Democratico.