
Le finestre che affacciano su via Odazio e su via Lorenteggio al numero 179 sono murate da mattoni e cemento. Questo civico sarà abbattuto e ricostruito, occupanti storici e famiglie a cui è stato riconosciuto lo stato di necessità hanno trovato per il momento casa altrove. Nel quadrilatero popolare del Giambellino, da anni la riqualificazione procede lenta, quasi a passo sul posto. Decine di milioni di fondi europei, integrati da Regione Lombardia e Comune di Milano, dovrebbero ridisegnare abitazioni, spazio pubblico e socialità. In via Segneri, il cantiere della M4 è rivestito da un elegante pavimento in pietra. Intorno ci sono lampioni di design, sono progettati per integrare strumenti di alta tecnologia. A pochi metri, nelle cantine delle case Aler occorrerebbero invece lavori ben diversi, le manutenzioni mancano da tanto, troppo tempo.
Tra questi caseggiati, in questa strada che taglia in diagonale il quadrilatero, nessun rendering di un qualunque progetto suona credibile. La realtà è fatta di muri zuppi di infiltrazioni, alloggi infestati da topi e scarafaggi, citofoni distrutti. Gli abitanti storici delle case popolari convivono a fatica con prepotenze e abbandono delle istituzioni: “Non è sempre stato sempre così qui. Delinquenti ce n’erano magari anche anni fa, ma da quando i rom hanno cominciato a occupare gli alloggi sfitti non se ne può più” racconta Leonardo. “Sapessi quante volte ho chiamato la polizia, mi rispondono sempre che c’è bisogno anche dell’intervento degli assistenti sociali. Qui però siamo nel degrado” dice Alfonso, che vive in zona fin da quando era piccolo.
Se nonostante tutte le difficoltà la convivenza tra gli abitanti si regge in equilibrio, molto merito è delle attività solidali che ha messo in moto la rete di associazioni e comitati che gravita attorno al Laboratorio di quartiere Giambellino-Lorenteggio. A occuparsi nello specifico di abitare ci sono i sindacati degli inquilini. Veronica Puija fa parte del Sicet e lavora allo sportello di zona.