L’unico è stato Maurizio Acerbo, di Potere al Popolo.
E’ andato in ospedale a Macerata a trovare i feriti dell’attentato sabato scorso.
Nessun altro politico italiano si è fatto vedere tra le corsie.
Non ci sono andati ovviamente i leader della destra. Non c’è andato il presidente del Consiglio, Gentiloni. Non il ministro dell’Interno, Minniti che però è corso alla Prefettura di Macerata per fare un punto sull’ordine pubblico.
Non ci sono andati Renzi e gli altri nomi importanti del Partito Democratico.
Nessuno di Liberi e Uguali. Non si è visto il presidente del Senato e leader di Leu, Pietro Grasso, né è andata in ospedale la presidente della Camera, Laura Boldrini, che pure è di Macerata.
Luigi Di Maio, assente. Movimento 5 Stelle, non pervenuto. Tutti gli altri, nemmeno.
Secondo Youtrend, le Marche e la dorsale adriatica saranno decisivi per l’esito delle elezioni. Assieme a Torino e alla zona a nord di Roma sarebbero le zone del paese che, essendo molto contendibili, potrebbero rappresentare per la destra la possibilità di conquistare la maggioranza assoluta.
Ecco perché dopo che a Macerata un militante leghista con una croce celtica tatuata sul braccio, il “Mein Kampf” di Hitler a casa e il saluto romano esibito al momento dell’arresto, ha sparato a tutti i neri che incontrava per strada, la destra ha reagito attaccando, e Salvini non è stato il solo a usare toni violenti.
Berlusconi ha affermato di voler cacciare 600mila immigrati, ha preannunciato “navi e aerei di Stato” per riportarli nei loro Paesi, auspicando le delazioni: “tutti potranno segnalare le presenze e queste persone saranno intercettate”.
E’ in corso una campagna forsennata per ribaltare la realtà di Macerata, per attribuire la colpa all’immigrazione.
Il fatto che nessun politico abbia avuto il coraggio di farsi riprendere dalle telecamere mentre tende la mano a uno dei feriti di Macerata, mentre gli porta un saluto -con l’eccezione di Acerbo- dimostra che la destra ha ancora una volta il pallino in mano sul tema chiave, ed è capace di esprimere egemonia.
Salvini, Berlusconi, Meloni credono di poter vincere nelle aree contese, a cominciare dalle Marche, incendiando gli animi di quelli che sui social e nei bar sputano rabbia e comprensione per le ragioni dell’attentatore.
Salvini è da tempo il punto di riferimento principale dell’estrema destra fascista in Italia, con le sue affermazioni violente e radicali. Berlusconi passa per moderato. Ma è cinico e spregiudicato e lo ha dimostrato ancora una volta. Quando serve prendere voti, quando pensa di vincere, Berlusconi abbandona il doppiopetto, la simpatia delle barzellette, e mostra il suo pensiero feroce.
L’immigrazione è il tema chiave e la destra, che avrebbe potuto rischiare di venire travolta dall’attentato di Macerata, si ritrova a gestire una formidabile occasione. Aiutata dalla mancanza di coraggio, dai distinguo, dai “però” degli avversari. Dalla loro ritrosia a farsi fotografare mentre stringono la mano a un immigrato nero, ferito da un italiano che leggeva Hitler e votava Lega.