Stando alle affermazioni pubbliche di queste ore uno, tra i nomi famosi dei 5 Stelle, si schiera con Grillo: Alessandro Di Battista, il quale chiede anche di uscire dal governo Draghi. Gli altri che dichiarano stanno con Conte.
Tutto il direttivo dei 5 Stelle al Senato dice a Crimi: “Vada avanti”.
“Non riconosco più il progetto, serve evolversi” ha detto il sottosegretario ai Trasporti Giancarlo Cancelleri.
“Grillo delegittima tutto il movimento” scrive l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo.
“Crimi non merita questo trattamento” dice il senatore Vincenzo Santangelo.
Da Torino, la sindaca non ricandidata Chiara Appendino: “Conte era la persona giusta, abbiamo perso una grandissima occasione, farò le mie valutazioni”.
E poi c’è Roberta Lombardi, pronta ad andarsene e ovviamente Vito Crimi, il capo politico il quale a sua volta minaccia le dimissioni dopo che Grillo gli ha intimato di dare il via alla votazione sulla piattaforma Rousseau di Casaleggio, quella da cui Conte si era emancipato.
Crimi e Lombardi nel 2013 presero parte alla famigerata diretta streaming in cui liquidarono con poche parole l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani che avrebbe voluto fare il governo coi 5 Stelle.
Erano i tempi in cui si predicava la trasparenza in maniera perfino ossessiva. Sarebbe servita oggi, la riunione in streaming, per comprendere non solo chi sta con chi ma anche perché.
La frattura è trasversale, ed è generata un po’ da visioni politiche inconciliabili e un po’ da interessi personali. Se si guarda alla linea politica, la divisione è tra chi vorrebbe stare al governo e chi vorrebbe uscirne, per rilanciare magari il Movimento dall’opposizione.
L’interesse personale è legato ad esempio alla possibilità di essere rieletti. Grillo ha ribadito che il limite dei due mandati non si tocca, forse solo per Di Maio si potrebbe fare un’eccezione. Conte ha detto che si può essere flessibili.