29 aprile 1992: il tribunale di Los Angeles assolve quettro agenti di polizia che un anno prima hanno pestato a sangue Rodney King, un tassista nero che non si era fermato al loro stop. Poco meno di due ore dopo la sentenza, a LA scoppiano furibondi disordini. Comincia la “guerra dei sei giorni” della città, durante la quale interi quartieri vengono abbandonati dalle forze dell’ordine.
Lo scrittore americano Ryan Gattis, membro di UGLARworks, una crew di urban art attiva a LA da anni, e di 1888, società no porfit per la diffusione culturale, si è documentato per due anni e mezzo nelle strade della sua città per raccogliere il materiale per il suo romanzo “Giorni di fuoco” (ed. Guanda), in uscita in questi giorni anche in Italia.
Ryan Gattis ha spiegato ai microfoni di Cult come e perché abbia organizzato il romanzo come un resoconto a 17 voci, quelle delle persone che hanno vissuto quei giorni, ognuna con un punto di vista diverso. Gattis ha raccontato che la sua attività di artista urbano gli ha permesso di entrare in conttato con personaggi e luoghi che, normalmente, un bianco cerca di evitare a Los Angeles.
Il risultato è un lavoro di grande efficacia, dal passo cinematografico, pur appartenendo a pieno titolo al mondo della fiction letteraria. Il libro è già stato opzionato dalla HBO per trarne una serie televisiva e Gattis è in trattative per una versione cinematografica.
Lodato da molti critici ma soprattutto da parecchi scrittori, “Giorni di fuoco” ha ricevuto il gradimento di Joyce Carol Oates, che ne ha scritto “Scene di guerriglia urbana e di sogni infranti corrosive, precise e perfettamente descritte da uno scrittore che conosce benissimo il suo soggetto.”
Ascolta l’intervista a Ryan Gattis per Cult