Partito democratico e Movimento 5 Stelle sono come due protagonisti di una rissa che si picchiano con violenza in diretta televisiva. Ma lo schermo è muto, scorrono solo le immagini mentre gli italiani guardano. E non riescono a capire come sia possibile che un Parlamento dove, in teoria, era garantita una maggioranza amplissima all’approvazione di una legge in tema di diritti civili abbia potuto fallire il suo compito. Nonostante la legge Cirinnà fosse di per sé un compromesso al ribasso rispetto alle legislazioni delle nazioni più avanzate dove persone dello stesso sesso si sposano e adottano bambini.
Oggi la distanza tra i cittadini che chiedono diritti, semplici e chiari, e il Palazzo è enorme. Maggiore rispetto ai tempi in cui la politica opponeva dei no dichiarati in nome dell’ideologia. Oggi il rifiuto a legiferare sul riconoscimento legale dei propri figli non avviene sulla base di astratti princìpi filosofici ma come conseguenza dell’esito di tattiche parlamentari il cui unico obiettivo è danneggiare l’avversario e tutelare la propria parte politica.
Matteo Renzi, il quale fino a qui nel suo cammino politico ha dimostrato di avere coraggio ai limiti della temerarietà, ha ceduto a una prudenza di altri tempi e preferito non porre la fiducia sul testo così com’era, comprendente le adozioni, per non rischiare che il partito di Angelino Alfano gli facesse mancare l’appoggio.
Il giornale di riferimento del Pd, l’Unità, scomoda una citazione di Lenin per giustificare la scelta: “meglio meno ma meglio”. In questo caso però il milanese avrebbe reso maggiormente l’idea del livello della discussione: “Piuttosto che niente, meglio piuttosto”.
Qualche dubbio che il problema fosse l’Ncd, un partito che nelle urne pesa probabilmente attorno al 2 per cento, viene. Anche perché nessuna citazione colta riesce a nascondere la verità. Il Pd ha ceduto alla componente interna dei cattolici integralisti, i quali si sono potuti permettere di annunciare 30 voti contrari al Senato sulle adozioni senza che fosse posta una questione politica nel partito.
I grillini, che erano entrati in Parlamento con l’intenzione di fare la rivoluzione, sono naufragati nell’opportunismo e nel cinismo. La loro decisione dell’ultimo minuto di non votare più il taglio degli emendamenti ostruzionistici in Senato è stata una mossa decisa unicamente per mettere in crisi il nemico politico strategico di Casaleggio e Grillo, il Pd, e ha di fatto determinato la morte della legge Cirinnà.
Da oggi le due parti si accuseranno a vicenda e alimenteranno argomenti da campagna elettorale permanente. Di fronte a donne e uomini che continueranno a non essere considerate persone a pieno titolo. E a bambini che continueranno a non avere il diritto all’amore e alla tutela dei propri genitori.
Vengono in mente i commenti trionfanti degli Adinolfi, e ci si immagina la soddisfazione di chi aveva augurato un funerale a Monica Cirinnà.