Idomeni, due settimane dopo l’ultimo viaggio. “I migranti continuano a chiedermi se quel cancello al confine tra Grecia e Macedonia si aprirà. Gli ho detto che per le notizie che ci sono ora la risposta è propbabilmente mai”. L’inviato di Controradio Claudio Gherardini torna al campo profughi di confine tra Grecia e Macedonia. Giusto pochi giorni fa sembrava che il campo fosse in via di smantellamento: il 25 marzo una ventina di autobus avevano cominciato a portare i migranti in altre strutture ufficiali, ben più lontane dal confine. Tutti gli imbarcati sui pullman hanno scelto di allontanarsi volontariamente dal campo. “Il colpo d’occhio oggi è molto diverso – racconta Gherardini – ci sono ancora 11.500 persone, di cui tantissimi bambini”. Medici senza frontiere ha costruito dei nuovi tendoni: sei dal 13 marzo ad oggi. “L’obiettivo dell’ong è evitare che i migranti stiano in questi igloo dove le condizioni di vita non sono degne, anche se il fango è quasi scomparso e c’è beltempo”, aggiunge.
In tutto sono stati tra gli 800 e i mille i migranti trasferiti il rpimo giorno di smobilitazione a Katerini, Veria e Lamia. Ma da allora gli arrivi a Idomeni non si sono fermati. Il responsabile Unhcr in Grecia Babar Baloch aveva annunciato che le manovre al campo avrebbero avuto l’obiettivo di svuotare il campo, mano a mano che le strutture ufficiali si svuotano. Questo è ciò che è previsto negli accordi Unione europea Turchia.
Il 20 marzo è stata la data dell’accordo. E da allora c’è stata un’inversione di tendenza nelle rotte migratorie. La via privilegiata è tornata ad essere quella del Mediterraneo Centrale. Nei primi tre mesi del 2016 gli arrivi in Italia dalla Libia sono stati 18.234, l’80 per cento in più del 2015. Flavio di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione Mondiale dell’Immigrazione per l’Italia, su Twitter scrive che negli ultimi tre giorni sono sbarcate 4 mila persone e che il 31 marzo, a largo delle coste libiche, c’è stato l’ennesimo naufragio. La stima è di 89 vittime.
L’Italia torna ad essere un’opzione anche per chi inizialmente pensava di entrare in Europa dalla Grecia. “Molti – ci racconta Claudio Gherardini – mi dicono di pensare ad un’alternativa in Albania”. Da qui poi, come gli albanesi all’inizio degli anni Novanta, si dirigerebbero in Italia. Corsi e ricorsi della storia.
Ascolta Claudio Gherardini intervistato da Lorenza Ghidini e Gianmarco Bachi al Demone del tardi