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Futuro pieno di incognite a sinistra

Le facce degli sconfitti, ieri sera, dicevano molto più delle loro parole.

Le parole evocavano unità, identità di vedute, tutti insieme per battere la destra. La faccia di Giuliano Pisapia era immobile e quella di Francesca Balzani era scura, quando Pierfrancesco Majorino scendeva dal palco dopo avere salutato la platea e passava loro davanti, guardandoli. L’assessore ai servizi sociali, invece, era teso, orgoglioso, rincuorato dagli applausi fragorosi dei suoi sostenitori. Quando necessari, i sorrisi erano tirati. Una distanza siderale rispetto all’entusiasmo di Giuseppe Sala.

Ieri sera il teatro Elfo Puccini ha salutato il vincitore. Ma ha soprattutto osservato gli sconfitti. Ha perso Balzani e ha perso Pisapia, il quale ha creduto di poter dare continuità ai suoi 5 anni di popolarità e buon governo scegliendosi il successore mentre il Pd, principale azionista della sua maggioranza, puntava su altre persone e su altri progetti. Ha perso Majorino anche se, dal suo punto di vista, il terzo posto è la vittoria della tenacia e della lotta quasi in solitaria.

Adesso Sala e il Pd hanno la responsabilità di una scelta: continuare da soli o coinvolgere gli sconfitti alle primarie per non perdere persone e componenti politiche importanti, decisive per affrontare le elezioni comunali. Balzani e Majorino lo hanno chiesto. Pisapia ha dichiarato ieri sera a Radio Popolare di essere pronto a fare campagna elettorale per Sala. L’incognita è se le divisioni, spesso dolorose e profonde, tra i sostenitori dei tre schieramenti, e in particolare tra le due anime più a sinistra che si sono fronteggiate, sapranno essere riassorbite. Se le ragioni della frattura che ha portato alle candidature contrapposte di Balzani e Majorino potranno essere superate. L’altra incognita è se i partiti sapranno restare assieme. Il centrosinistra di Pisapia non esisteva più da tempo. Il cosiddetto modello arancione era già diviso tra i tre candidati, con la quasi totalità della giunta comunale che si era schierata con Sala, mentre le forze politiche a sinistra di Sel erano da tempo uscite dalla coalizione. I dirigenti del partito di Vendola, a proclamazione appena avvenuta, iniziavano subito a dire che la permanenza nella coalizione dovrà essere ridiscussa. “Si apre una fase di riflessione” ci ha detto il capogruppo di Sel in consiglio comunale, Mirko Mazzali.

Ieri sera al teatro Elfo Puccini il tempo degli entusiasmi del 2011 appariva lontano. La campagna elettorale del centrosinistra o di quello che ne resta, archiviata da tempo la rivoluzione arancione, si apre all’insegna delle incognite. Nonostante la retorica delle parole, che non serve certo a chiarire l’origine politica delle divisioni. Anche se in politica l’aritmetica non è una scienza esatta, i numeri delle primarie sono eloquenti nel dire che le divisioni hanno spianato la strada a Sala e a un disegno politico dove conta meno la specificità milanese, come fu per Pisapia, e più la logica romana, come è nelle cose dell’epoca di Renzi, il vero vincitore delle primarie del centrosinistra di Milano.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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