Nel terzo anniversario della guerra in Yemen, cominciata a tutti gli effetti il 25 marzo 2015 con l’offensiva dei ribelli Huthi in alleanza con le forze militari rimaste fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, Radio Popolare ha intervistato la giornalista e documentarista Laura Silvia Battaglia, esperta di Medio Oriente e zone di conflitto:
La guerra in Yemen ha creato una situazione devastante soprattutto per quanto riguarda la popolazione esposta a malnutrizione, a malattie e ovviamente anche ai contrasti e combattimenti tra le parti in causa. Stiamo parlando di più di 15 mila feriti civili, più 10 mila morti e circa 18 milioni di persone a rischio di estrema povertà e malnutrizione.
Perché le vittime sono soprattutto civili?
Le vittime sono soprattutto civili perchè fanno parte della strategia di guerra, una strategia di guerra con da una parte la coalizione a guida saudita che è intervenuta per difendere il governo centrale, ha bombardato in modo massiccio le zone nel nord del Paese dove hanno sede i ribelli Houthi, i cosiddetti ribelli sciiti. Dunque ha colpito non soltanto obiettivi militari, ma anche obiettivi civili come scuole e ospedali, addirittura ospedali per la neonatalità, quindi sostanzialmente i civili diventano arma di guerra. Dall’altra parte non bisogna dimenticare che gli Houthi, con la loro artiglieria e con la loro missilistica, di fatto fanno lo stesso nelle aree a maggioranza dei Fratelli Musulmani, quindi la città di Taiz e nell’area di Aden, quindi è un conflitto tutti contro tutti dove i civili diventano parte interessata di questa guerra.
Solo un mese fa i dati diffusi dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani avevano confermato il decesso di 5.974 civili e il ferimento di più di 10 mila persone.