Il Ministero della Difesa di Mosca ha annunciato la conquista completa della città di Kurakhove, nel Donetsk sud-orientale.
Le truppe russe erano impegnate da almeno un mese in una dura battaglia nei pressi di questo insediamento. E, se confermata, la notizia ha dei risvolti importanti per la tenuta del fronte in quell’area.
Kurakhove, infatti, era una delle roccaforti che gli ucraini avevano approntato intorno al bacino idrico omonimo, che permetteva ai difensori di tenere il nemico a distanza. Lo stato maggiore di Kiev aveva lasciato intendere che la costa meridionale del bacino era quella più fortificata e che non l’avrebbero abbandonata facilmente.
Tuttavia, sull’altra costa, i russi sono riusciti ad avanzare abbastanza in fretta tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, lasciando i reparti ucraini soli e accerchiati da tre lati, con le linee di approvvigionamento sempre più precarie.
In quest’ottica, la ritirata da Kurakhove serve a tenere i reparti in piedi e a farli ripiegare su posizioni meno ostiche da difendere, soprattutto se consideriamo che il controllo del bacino di Kurakhove in teoria permette ai russi di sfruttare anche il fiume Volchov, che da qui parte e arriva fino al confine dell’oblast’ di Donetsk.
Inoltre, le manovre russe a nord nell’area di Kramators’k e i rinforzi giunti dall’area di Mariupol’, che Mosca controlla da quasi due anni ormai, stanno mettendo a dura prova le possibilità ucraine di tenere una linea del fronte che si sviluppa per centinaia di chilometri.
In un report della difesa statunitense emerso due mesi fa, si lamentava il fatto che Kiev non avesse approntato strutture difensive adeguate nella regione per prevenire la nuova offensiva russa. Ora, anche se lentamente, gli ucraini cercano di correre ai ripari, ma nel frattempo gli invasori continuano ad avanzare.
(di Sabato Angieri)