La scuola – materna ed elementare – è iniziata anche per i piccoli profughi che si trovano in Grecia. Episodi razzisti ci sono stati, ma circoscritti all’interno di un clima generale tutto sommato positivo, mentre il governo sta progettando la creazione di corsi di greco nelle università rivolti a giovani profughi tra i 18 e i 25 anni.
Da lunedì, dunque, circa un migliaio di alunni ha varcato la soglia di 15 scuole tra Atene, Salonicco ed Epiro: i corsi sono dalle 2 alle 6 di pomeriggio e nelle prossime settimane saranno 22mila i piccoli ammessi in strutture create appositamente in tutta la Grecia.
A loro, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e il ministero dell’Istruzione mettono a disposizione libri, zaini, il materiale scolastico necessario, nonché i mezzi di trasporto. Questo grazie alla linea di aiuti d’emergenza per i profughi rimasti imprigionati in Grecia, finanziata dalla Ue.
Quanto alle associazioni di genitori greci, alcune hanno causato momenti di tensione, come a Lesbo, dove hanno cercato di chiudere col lucchetto il cancello di una scuola elementare che, peraltro, non è tra quelle interessate dal programma. Motivo ufficiale della protesta sempre lo stesso: ricevere rassicurazioni circa lo stato di salute dei bimbi e le loro vaccinazioni (che in Grecia sono obbligatorie). La risposta governativa è stata immediata: nessun bambino esce dai centri di ospitalità se non vaccinato secondo il protocollo del ministero della Salute.
Da parte sua, la viceministra dell’istruzione ha dichiarato che la Grecia è a capo di una commissione internazionale che, fino a Natale, istituirà il cosiddetto “passaporto dello studente” che garantirà il riconoscimento degli studi già fatti dei profughi e faciliterà l’accesso dei medesimi alle università europee.