
Donald Trump ha spiegato a due giornalisti della rivista The Atlantic la differenza tra il primo e il secondo mandato. La prima volta – ha detto – dovevo governare gli Stati Uniti e sopravvivere, avevo troppi corrotti accanto. E la seconda volta invece governo il Paese e il Mondo. Queste parole suonano come una dedica per i suoi 100 giorni alla Casa Bianca e come un epitaffio per l’epoca finita lo scorso 20 gennaio, il giorno del suo giuramento. In tre mesi, Donald Trump ha scosso le fondamenta della democrazia americana; ha governato a suon di ordini esecutivi, come nessuno aveva mai fatto finora. Con brutalità ha messo in atto parte del suo piano contro i migranti. Le deportazioni con manette e ceppi, utilizzando una legge di guerra della fine del ‘700, deportazioni che non hanno rispettato neppure cittadini americani adulti o bambini nati sul suolo USA, tra cui uno malato di cancro. Con la prepotenza del ricatto economico ha preso d’assalto la cultura e le università, i centri di elaborazione del pensiero Liberal per piegarli alla sua visione reazionaria; con arroganza ha intimidito i media, i giornali e televisioni non amiche. Con Elon Musk ha smantellato parte del governo federale, licenziando centinaia di persone. Senza remore, ha ordinato di cancellare la politica di diversità, equità e inclusione, ha proceduto a purghe nelle forze armate. In politica estera, Trump ha ribaltato ogni paradigma del passato; Vladimir Putin è diventato l’interlocutore, l’Europa il nemico. Ha confermato la sua brama imperialista sul Canada e la Groenlandia. Ha dichiarato una guerra commerciale mondiale, portata avanti tra accelerazioni e frenate, che rischia di portare l’America e il Globo intero verso la recessione. Ha diffuso paura e preoccupazione per il futuro. I sondaggi lo danno in calo, qualche crepa si intravvede nel sistema di potere, ma lui sembra non dargli importanza. Il Re del Caos, distrugge per ricostruire a modo suo. Le sue mosse delineano un piano autoritario e oligarchico, anche se, in apparenza, non ha la strategia, o forse la forza, per attuarlo a pieno.