L'”International Union for Conservation of Nature” (IUCN) ha inserito il gorilla orientale, o gorilla beringei, nella lista delle specie a rischio estinzione.
Gli esemplari del gorilla, il più grande primate esistente, sono calati del 70 per cento negli ultimi venti anni. La causa è soprattutto la caccia illegale.
Altre tre specie di scimmie di grandi dimensioni sono considerate a rischio estinzione. Si tratta del gorilla occidentale, l’orango del Borneo e quello di Sumatra sono classificati come specie ad alto rischio. Scimpanzé e bonobo sono giudicati a rischio.
“Stiamo provocando l’estinzione degli esseri che ci sono più vicini. E’ una cosa disgustosa”, ha commentato il dottor M Sanjanyan, vice presidente della IUCN.
Il gorilla orientale vive soprattutto nelle foreste pluviali dell’Uganda, del Ruanda e della Repubblica Democratica del Congo. Si divide in due sottospecie: il gorilla di montagna, di cui resterebbero circa 800 esemplari, e il gorilla Grauer, di cui esistono circa 3800 esemplari, contro il 20 mila degli Ottanta.
Oltre alla caccia illegale, sono state le conseguenze della guerra civile in Ruanda, con il trasferimento di migliaia di persone nel parco nazionale Kahuzi-Biéga, nel Congo orientale, a diminuire l’habitat del gorilla, che viene empre più considerato come fonte di alimentazione.
Altre specie di scimmie, in Indonesia e Malaysia, hanno sofferto della rapida deforestazione e dell’allargamento della coltivazione dell’olio di palma.
Il rapporto di IUCN ha comunque una notizia positiva per il panda gigante. L’animale, grazie anche agli sforzi di conservazione del governo cinese, è passato dall’essere specie ad alto rischio di estinzione a specie vulnerabile. Nonostante il successo negli sforzi di conservazione di questi ultimi anni, il futuro del panda resta però incerto. I cambiamenti climatici sono tra le ragioni di preoccupazione più forte, perché un terzo delle foreste di bambù in cui l’animale vive potrebbero sparire entro la fine del secolo.