A qualche giorno di distanza dal fallito golpe in Turchia, è possibile fare qualche riflessione con maggiori elementi e soprattutto è possibile provare a rispondere ad alcune domande irrisolte. Innanzi tutto si può dire che l’informazione ha avuto un ruolo determinante e soprattutto che era totalmente sfasata tra ciò che veniva diffuso in Europa e America e ciò che passava in Turchia. Nel Paese di Recep Tayyip Erdogan, le TV, le radio, i giornali, anche quelli on line, non hanno mai parlato di golpe. In Europa invece fin dalle prime ore della serata di venerdì ciò che avveniva in Turchia era definito senza dubbi un golpe. Non solo: un golpe che era praticamente riuscito con Erdogan in fuga e alla ricerca di un asilo europeo che tutti – Germania in primo luogo – gli rifiutavano. Una differenza di vedute che ha portato i media europei e americani a dare Erdogan già fuori gioco mentre invece stava per ripristinare il suo potere. Anzi, per rafforzarlo perchè è innegabile che oggi il presidente turco può contare su un apparato dello stato completamente ripulito a suo favore: ora riforma costituzionale, pena di morte, politica estera saranno unicamente scelte del presidente e del suo entourage. Le analisi e le valutazioni europee erano probabilmente in quelle ore più il prodotto di una speranza, di un auspicio piuttosto che una verifica dei dati veri. Sì, perché al di là delle dichiarazioni ufficiali in Occidente tutti hanno sperato in una “svolta turca” che sbloccasse la guerra in Siria, un conflitto congelato nel quale Ankara e il suo Sultano hanno un ruolo determinante.
Golpe in Turchia: le domande irrisolte
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Autore articolo
Raffaele Masto