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Tratto dal podcast
Chassis di dom 08/11/20
Chassis | 2020-11-08
L’attrice Claudia Pandolfi commenta a Radio Popolare com’è stato lavorare nella fiction di RaiUno “Gli orologi del diavolo” e come sia cambiato il lavoro dell’attore nell’era del COVID-19.
L’intervista di Barbara Sorrentini a Chassis.
Raccontare il tuo personaggio de “Gli orologi del diavolo” non è semplicissimo, ma ti do la responsabilità di parlarcene, senza spoilerare.
Alessia conosce Marco, il protagonista interpretato da Giuseppe Fiorello, di vista ma nulla più: ha una sua relazione, ha tre figli e un rapporto con suo marito che non va per niente bene. Subisce una relazione violenta e non è felice. Incontrerà a un certo punto Marco più o meno nella stessa condizione: Alessia e Marco si incontrano, per caso, in un supermercato e probabilmente questa loro condizione che li accomuna le permette di tirare fuori un disagio, e di farlo con uno sconosciuto. Questo sarà per loro un collante incredibile e lei, pur di venire via da quella situazione terribile in cui vive, addirittura sopporterà il programma di protezione testimoni perché l’amore con Marco è così autentico che la fa essere una donna diversa.
Il tuo personaggio aggiunge a questa storia veramente drammatica una nota un po’ più positiva. Come hai affrontato questo personaggio che, tra mille difficoltà, vive una storia d’amore?
Ho cercato di non giudicarla, perché non farei mai una cosa del genere, piuttosto mi emanciperei da quella condizione di privazione e di sofferenza, cercherei in anticipo di non subire. Ho cercato di essere il più fedele possibile alla traccia sul copione, e lavorare con Beppe è stato facile perché ha dato tanta intensità al suo personaggio. Ho cercato di darle tanta dolcezza e di spegnere tutte le durezze che probabilmente una donna ha quando la vita è così feroce.
Dove avete girato “Gli orologi del diavolo”? Ci racconti qualcosa accaduto sul set?
Giravamo in tempi non sospetti, quando non dovevamo indossare mascherine e fare tamponi quotidiani. Se devo avere un ricordo di quel set è una grande libertà e leggerezza, perché mi rendo conto ora, che sto girando su set blindati, che lavorare in queste condizioni è molto tosto. Abbiamo girato in Puglia, fuori stagione, meravigliosa, con un mare invernale ma comunque con un clima tiepido, e poi in Spagna. È stata una serie piena di sole, dentro e fuori, e lo dico adesso perché ora sono tempi davvero bui.
Che lavoro stai facendo adesso? Come funziona un set di questi tempi?
Sento la difficoltà, che hanno sentito molte categorie, nell’essere lasciati un po’ andare. Gli attori si sono uniti in un’associazione di categoria proprio perché avevamo bisogno di essere riconosciuti come tale. La condizione di estrema difficoltà legata al Covid ci ha permesso di riconoscerci tra di noi, di unirci, di capire quali erano i problemi di tutti e di far sì che le voci di alcuni potessero far sentire anche i bisogni degli altri. Sui set adesso si sta con molta cautela, siamo molto rigorosi. C’è un protocollo che va seguito ma non tutti applicano quindi sta sempre alla responsabilità del singolo. Abbiamo la possibilità di tamponarci quotidianamente e questo è un gran lusso, nel momento in cui i tamponi sono sempre meno. È difficile, come lo è per tutti. Adesso sto lavorando sui set di Paolo Costella, dove sto facendo un film prodotto da Lotus che si chiama “Per tutta la vita”, e sul set di Gianluca Tavarelli, dove sto facendo una serie prodotta da Indigo che si chiama “Una promessa”. Andiamo avanti finché si può.
La fiction “Gli orologi del diavolo” è disponibile anche in streaming su RaiPlay.