Molto prima delle serie tv, c’era una volta il cinema a episodi. Già a partire dagli anni ’50 queste piccole storie raccontavano la società italiana. Il boom è stato negli anni ’60, con film come “Ro.Go.Pa.G.” di Rossellini-Godard-Pasolini-Gregoretti o “Boccaccio 70” con episodi firmati da Vittorio de Sica e Federico Fellini. Solo per citarne due. In questi giorni è arrivato su Netflix “Gli infedeli” di Stefano Mordini. regista che si era fatto notare con “Provincia meccanica”, “Acciaio” e più recentemente con il durissimo “Pericle il nero” che aveva come protagonista un feroce Riccardo Scamarcio. Attore che ritorna anche in alcuni episodi di “Gli infedeli”, accanto a Valerio Mastandrea, Valentina Cervi, Laura Chiatti, Massimiliano Gallo; ma che è anche co-sceneggiatore del film, con Filippo Bologna di “Perfetti sconosciuti” e lo stesso Mordini.
Sono cinque episodi con storie differenti legate dal tema dell’infedeltà. È ispirato al film francese del 2012 “Les infedeles”, meno graffiante di quello italiano, e vede Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea ritrovarsi con diversi personaggi in tutti gli episodi. In uno Mastandrea è pelato e in un altro Scamarcio ha i denti separati per sembrare uno scemo. Non a caso qualcosa ricorda un altro film a episodi “I mostri” di Dino Risi, con Ugo Tognazzi e Vittoria Gassman che si imbruttivano e deturpavano anche grazie al loro talento recitativo,
“Gli infedeli” non si può definire esattamente una commedia, anche se le musiche ammiccano ai film comici quelle degli anni ’50 e ’60, perché i personaggi maschili che ne escono fanno rabbrividire. Tutto verte intorno all’idea del tradimento o della frequentazioni di locali a luci rossi, all’insaputa delle mogli. Le donne diventano ingenue e credulone, oppure delle matte mitomani che credono di vedere il marito con l’amante. I maschi bugiardi, narcisisti, lumaconi, ambigui, infedeli.