Sicuramente gli attentati di Parigi sono stati pianificati da tempo e gli obiettivi sono stati scelti con molta cura. Ma la tempistica ci dice che l’Isis ha agito in un momento di grosse difficoltà.
In Siria e in Iraq i suoi militanti stanno perdendo terreno: nonostante tutto, i raid aerei della coalizione hanno cominciato a dare i loro frutti e l’intervento della Russia sta diventando determinante, inoltre è sempre più decisivo il contributo a terra delle milizie curde e sciite.
E se perde la guerra l’Isis dovrà abbandonare territori ricchi di petrolio e di risorse idriche e rinunciare a un giro di affari di parecchi miliardi di dollari. Senza molti soldi l’Isis perderebbe anche la sua capacita attrattiva sui giovani delle periferie nei paesi arabi e in occidente.
Con gli attentati di Parigi, l’Isis ha voluto costringere la Francia, una potenza militare di medio livello ma molto attiva contro il jihadismo in Siria, a cambiare politica. Ma le dichiarazioni di Hollande, un’ora dopo gli attentati, dimostrano che il tentativo dell’Isis è già fallito.
Anche gli obiettivi degli attacchi, citati nel comunicato della rivendicazione, ci fanno capire le difficoltà dell’Isis: venerdì sera non sono stati colpiti i simboli della Parigi che il mondo intero conosce e apprezza: la Tour Eiffel, les Champs Elysées o Place de l’Opéra.
I terroristi hanno infierito sui quartieri popolari, una volta roccaforti della classe operaia, dove esiste ancora una reale convivenza tra francesi di origine musulmana e la Francia profonda e che l’isis intende combattere.
Lo stesso Bataclan è un simbolo della ricchezza della cultura e della musica francese visto che in quel teatro sono passati Edith Piaff e Alain Bashung ma anche Cheb Khaled e Souad Massi. Anche lo Stade de France rappresenta quel destino che lega le due sponde del mediterraneo, è li che la nazionale del basco Dechamps e dell’algerino Zidane vinse il mondiale nel ’98 .
Nessuno sa cosa succederà nel futuro, ma gli attentati di Parigi ci spiegano che i siti più a rischio in Europa potrebbero essere i luoghi simbolo della convivenza tra musulmani e le altre culture.