Dopo più di due settimane c’è chi non ha ancora notizie di amici o familiari. Erano andati a vedere una partita di calcio allo stadio e non sono più tornati.
Nzerekore è la seconda città più grande della Guinea. 200 mila abitanti, si trova nel sud-est del Paese, molto vicino al confine con la Liberia. Lo stadio è un piccolo impianto da 5 mila posti, due tribune a incorniciare un campo di terra e polvere. Un gruppo politico giovanile qui ha organizzato il torneo della Rifondazione, una piccola competizione in omaggio al capo della giunta militare Mamady Doumbouya, che da tre anni governa la Guinea.
Domenica 1° dicembre si è giocata la finale tra le squadre di Nzerekore e Labé. Una partita per avvicinare, attraverso il calcio, il maggior numero possibile di giovani alla politica del governo. All’incontro, in uno stadio per 5 mila, finiscono per esserci almeno 15 mila spettatori. Un sovraffollamento che diventa mortale quando, dopo una decisione arbitrale contestata, qualcuno tra il pubblico, vicino a bordocampo, raccoglie delle pietre e le lancia in mezzo alla folla, scatenando il panico e il caos.
Migliaia di persone si dirigono verso l’uscita principale dello stadio che però è in parte chiusa. La polizia lancia gas lacrimogeni e peggiora la situazione. I video registrati in quegli istanti mostrano le persone scavalcare la recinzione esterna per mettersi in salvo e altre che, invece, restano intrappolate nella calca.
Il primo ministro Amadou Oury Bah ha dichiarato che sono morte 56 persone. Sarebbe già sufficiente per fare di Nzerekore una delle peggiori tragedie mai avvenute in uno stadio di calcio, dopo soltanto quella di Kanjuruhan, avvenuta in Indonesia nel 2022. Le indagini autonome di un collettivo di organizzazioni umanitarie però hanno contato almeno 135 vittime. E il timore è che possano essere ancora di più. Il governo ha fatto scendere il silenzio sulla tragedia, ma le famiglie che ancora non sanno che cosa ne sia dei loro figli andati a vedere la finale sono molte.
La rivista sportiva The Athletic, con il giornalista inglese Adam Leventhal, è stata nei giorni scorsi a Nzerekore e ha raccolto in un podcast e in un lungo reportage voci e testimonianze come quella di Amara Soumaoro, papà di una ragazzina di 10 anni rimasta seriamente ferita al volto e alla testa dopo essere stata calpestata dalla folla allo stadio. Amara Soumaoro ha raccontato di non sapere ancora niente di sua nipote di 16 anni che era a vedere la partita insieme alla figlia.
Il regolamento della Fifa vieta l’utilizzo di gas lacrimogeni della polizia in contesti come quello di Nzerekore. La federcalcio guineana e quella africana, al momento, si sono limitate a dire che il torneo era una competizione non ufficiale, non avevano voce in capitolo. Le agenzie delle Nazioni Unite stanno coordinando aiuti umanitari, medici e psicologici ai feriti. Organizzazioni come Amnesty International hanno chiesto indagini imparziali per avere giustizia. Le paure più grandi dei familiari delle vittime sono di non avere risposte, che le responsabilità di organizzatori e istituzioni, per delle morti avvenute durante una partita di calcio, non vengano mai chiarite.
(Foto di Google Maps)