
L’Italia? Un paese “dismantler”, demolitore della democrazia in Europa. Così la definisce uno studio della Civil Liberties Union for Europe, una ong che, con enti e organizzazioni umanitarie da 18 Paesi dell’Unione, misura ogni anno lo stato di salute della democrazia europea. Secondo il loro rapporto, pubblicato dal Guardian, l’Italia insieme a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, starebbe intenzionalmente adottando misure per indebolire lo stato di diritto in quasi ogni suo aspetto. Due le ragioni per cui il governo Meloni rientra nella categoria che i ricercatori definiscono come “la più preoccupante” per il futuro del continente.
La prima la riforma della giustizia. L’osservatorio accusa l’esecutivo di aver attuato politiche per limitare l’indipendenza della magistratura. Misure legislative per consentire al Ministero della Giustizia di esercitare “poteri illimitati” sui pubblici ministeri e minare così la separazione dei poteri. L’altro aspetto che fa dell’Italia un paese sotto stretta osservazione è l’intolleranza alle critiche dei media. Nel rapporto si cita un esempio: la censura sulla Rai al monologo antifascista di Antonio Scurati in occasione del 25 aprile di un anno fa. Un livello di interferenza senza precedenti sul servizio pubblico, dice la ong, sintomo di una tendenza più ampia che si osserva in tutta Europa, definita “recessione democratica”. Un fenomeno di cui è piena rappresentante l’Ungheria di Orban, descritta ormai da tempo dallo studio come un’ autocrazia elettorale, ma modello di riferimento per molti politici nostrani.
(di Mattia Guastafierro)