L’essenza dell’operazione Campo Progressista è nella sintesi del suo ispiratore, Giuliano Pisapia:
“Non voglio più vedere una parte del centro sinistra governare con la destra o con il centro destra“.
L’ex sindaco di Milano presenta la nuova creatura politica in un luogo simbolo della Milano dei suoi anni da primo cittadino: il Santeria Social Club.
Qualcosa in più, di cosa sarà Campo Progressista, lo si è compreso.
L’obiettivo di spostare a sinistra l’asse della politica italiana. L’ambizione di recuperare i voti dei delusi dal Pd di Renzi. E magari non solo i voti. Tra le centinaia di persone ci sono diversi volti, noti e meno noti, del Pd milanese.
La forma non è ancora definita ma servirà tempo, il prossimo appuntamento è fissato per l’undici marzo a Roma quando avverrà il lancio ufficiale. La strada passa giocoforza da un rapporto costruttivo con il Partito Democratico di Renzi e questo è il punto più spinoso, per molti dei presenti. Un ostacolo non superato. Occorrono pazienza e prudenza.
Franco Monaco, ex braccio destro di Romano Prodi, rappresentante tra i più puri della stagione dell’Ulivo, indica la strada:
“Non dobbiamo precostituire schieramenti ma dobbiamo iniziare a definire noi stessi“.
Chi siamo, cosa proponiamo, prima di chi ci vogliamo scegliere come alleati. E’ una questione primaria.
“Anzitutto decidiamo cosa siamo noi”. Il programma quindi. E l’elettorato a cui ci si vuole rivolgere. Monaco non ha dubbi:
“I delusi dal Pd, i delusi dal Movimento 5 Stelle, coloro che non vanno più a votare”. La sinistra diffusa, quella che non si sente più rappresentata o che è in attesa di proposte migliori.
Pisapia critica Renzi, evita toni troppo aggressivi ma archivia alcuni dei fondamenti culturali del renzismo:
“Dobbiamo ascoltare. Non possiamo sbeffeggiare i sindacati, dobbiamo ascoltarli per poi fare le scelte giuste. Dobbiamo ascoltare i corpi intermedi se vogliamo fare le scelte giuste”.
Sulle politiche dell’era Renzi evita di affondare troppo il colpo:
“Governare è molto più difficile che stare all’opposizione ma serve essere capaci di fare autocritica quando serve”.
Ad esempio?
“L’abolizione dell’Imu per tutti è stato un errore”.
Sul palco ci sono anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, e il vicepresidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, esponente di quella parte di Sel che non condivide la prospettiva di una Sinistra Italiana indisponibile a qualsiasi dialogo col Pd.
“Gentiloni è una brava persona ma non c’è discontinuità nel suo Governo” attacca Smeriglio “e nel Paese la destra ha una forza straripante mentre il Movimento 5 Stelle è un’organizzazione verticale e proprietaria”.
La sinistra, dicono Smeriglio e Boldrini, deve tornare a fare la sinistra. Il laburismo, la fiscalità, l’intervento del pubblico a correggere un mercato che crea diseguaglianze se lasciato agire. Il reddito di cittadinanza.
Il programma non c’è e andrà costruito. Partendo dal basso. Pisapia su questo insiste molto: “partiamo dai quartieri, dalle città, dall’esperienza delle centinaia di sindaci di sinistra e di centrosinistra del nostro Paese”. E lancia le “officine per l’Italia” in ogni città. La sala per un istante fa un salto indietro di sette anni. Era il 2010, nasceva “officina per la città”, e iniziava la corsa a sindaco di Pisapia.