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Tratto dal podcast
Magic Box di lun 06/07
Cultura | 2020-07-06
Il Maestro Giovanni Venosta è stato ospite di Ira Rubini a Magic Box ed ha ricordato il Maestro Ennio Morricone, scomparso a 91 anni lo scorso 9 luglio a Roma. Prima di proporvi un estratto dell’intervista, che potete ascoltare integralmente qui sopra, ecco cosa dichiarò Morricone a proposito del suo incontro e la sua esperienza con Goffredo Petrassi:
“Devo dire che Petrassi è stato quello che mi ha affascinato ancora prima di andare alla sua scuola. Anzi, ho voluto andare alla sua scuola quando facevo ancora il corso medio di composizione perché andavo in biblioteca a guardarmi e studiarmi le sue partiture. Mi affascinava molto la sua scrittura. Feci in modo di andare nella sua classe anche se in quel momento fu difficile perché la classe era molto piena. Minacciai di uscire dal Conservatorio perché mi avevano messo nella classe di un altro maestro, anche lui bravo, ma io volevo andare da Petrassi. Riuscì ad entrare nella sua classe soltanto dopo le vacanze di Natale.
Il mio lavoro con Petrassi è stato fondamentale, come del resto per tutti gli allievi. Lui è stato un grande maestro e tutti quelli che lo hanno conosciuto l’hanno voluto come direttore musicale della propria esperienza e lo rimpiangono.
Il suo insegnamento era quello di chiedere all’allievo di dare tutto se stesso senza imporgli una linea obbligata come certi maestri fanno qualche volta. Lui distingueva le cose da fare e le cose da non fare, il lecito e l’illecito in musica. Lui ha sempre dato il valore ad una partitura della fatica che dimostrava da parte del suo autore e questo era un insegnamento che valeva per il fatto musicale, ma anche per la vita. La coscienza che Petrassi ha dato ai suoi allievi e anche a me era quella del lavoro, dell’artigianalità della composizione. L’ispirazione, se vogliamo farla esistere, è un’idea minima, ma poi c’è tutto il resto della fatica”.
Avevamo già parlato del legame inevitabile che qualunque compositore di colonne sonore ha verso Morricone, no?
Assolutamente sì. A mio avviso è stato uno dei più grandi, anzi forse il più grande. E non lo dico perché era italiano, io non sono particolarmente campanilista. Morricone è Morricone. Poi ci sono gli altri. È stato uno dei più originali musicisti di sempre e il rapporto quantità/qualità è incredibile e sorprendente: un compositore che tra il 1960 e il 2000 ha scritto 500 colonne sonore di lungometraggi. È una media di 12 colonne sonore all’anno senza pausa. Se io penso che una mia collaborazione con registi per una colonna sonora può durare fino a sei mesi, vuol dire che questo signore, oltre ad essere velocissimo, era anche uno che si sapeva imporre molto bene al committente.
Abbiamo già ricordato che per un lungo pezzo della carriera di Morricone c’era un po’ di sopracciglio alzato da parte dell’intellighenzia musicale.
Sì, e tra l’altro nell’estratto dell’intervista che avete fatto sentire sembra che Morricone parli di musica assoluta, slegata dalle immagini. Petrassi era uno che non amava moltissimo la musica da film proprio perché non permetteva la libertà che ha un compositore che scrive musica per l’esecuzione svincolata da qualsiasi committenza. Abbiamo visto che c’è una tendenza generale per cui l’artista tende a censurarsi un po’ da solo. Prima era un produttore o un editore a farlo. E visto che queste figure stanno un po’ scomparendo o si stanno modificando, è lo stesso artista che si censura. Io dico sempre ai miei ragazzi che se non sperimentano adesso che hanno tra i 18 e i 25 anni è un disastro. Vuol dire che poi a 35 anni sono già autocensurati. È quello il momento della libertà, anche rispetto ad una committenza. La tua libertà deve essere assolutamente rispettata, almeno fino a quando te lo puoi permettere.
Foto di Leszek Kotarba dalla pagina Facebook del Maestro Ennio Morricone