La prima della Scala del 2015 passerà alla storia della città per le enormi misure di sicurezza. Piazza della Scala, via Manzoni e tutte le strade adiacenti invase da blindati, transenne e agenti in assetto da combattimento. Le manifestazioni di protesta, tradizionali a Milano il giorno di Sant’Ambrogio come la sfilata di vip al teatro del Piermarini e come gli “Oh Bej Oh Bej“, sono state tenute a grande distanza.
La Scala e il Duomo, i due simboli di Milano erano stati indicati come luoghi di possibili attentati dopo le stragi di Parigi. Il risultato è stato il clima di assedio in cui è andata in scena la Giovanna d’Arco. Forse per questo la mondanità era meno brillante e numerosa del solito. Assente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, c’erano il presidente del Consiglio, Renzi e i ministri Franceschini e Del Rio. Il titolare della cultura ha cercato di mandare un messaggio positivo:
“Bisogna garantire la sicurezza dei cittadini ma bisogna continuare a vivere”.
Alla fine dell’opera diretta da Riccardo Chailly, tornata a Milano dopo 150 anni, spendeva parole in linea con quelle di Franceschini il sindaco Pisapia:
«Milano risponde con la bellezza della grande musica, con la cultura, a chi semina paura e terrore».
Milano è la città che attende di sapere chi la guiderà nei prossimi 5 anni. Sulle primarie del centrosinistra, silenzio di Pisapia e degli altri interessati presenti. Sull’altro fronte, c’erano la coppia Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè, che molti a destra sognano come futuro sindaco e prossima “first sciura” milanese. Lei si è presentata di verde vestita. Un colore dell’abito che ha ricordato a tutti il verde della Lega Nord, ormai azionista forte della colazione di centrodestra. E il presidente della Regione Lombardia, Maroni, gongolava dopo la vittoria del Front National alle elezioni regionali in Francia e azzardava un paragone ardito:
“Ieri la vittoria di Marine Le Pen, nuova eroina francese, qui a Milano va in scena Giovanna d’Arco eroina francese per eccellenza”.
Non tutti nella coalizione sono contenti però. Il centrista Raffaele Cattaneo, di Ncd, alleato della Lega in Regione, ai microfoni di Radio Popolare replicava stizzito. Di rompere l’alleanza in regione Lombardia, però, non se ne parla: