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Giorni di sabbia, la Dust Bowl vista da Aimée de Jongh

Una premessa è d’obbligo: la storia raccontata in questo libro è inventata, ma si basa su fatti storici. Cioè quello che accadde nella Dust Bowl, letteralmente conca di polvere, negli anni della Grande Depressione. La fumettista dei Paesi Bassi Aimée de Jongh, autrice di Giorni di sabbia, edito da Coconino, ha tenuto a ricordare questo stretto rapporto tra realtà e finzione attraverso tutto il romanzo. Inserendo tra un capitolo e l’altro e alla fine del libro, le foto scattate dai professionisti inviati sul posto dalla Farm Security Administration americana per documentare la vita nelle campagne dell’epoca.
Molte delle scene che appaiono in quelle immagini sono state riprodotte fedelmente in questo romanzo grafico, che segue un giovane fotoreporter di 22 anni mandato in missione dalla FSA tra Oklahoma, Kansas e Texas nel 1937. Ai disegni in linea chiara, semplici ed efficaci, de Jongh sovrappone come una patina polverosa che ricopre tutto il libro. A volte più scura e minacciosa, come le spaventose tempeste di sabbia che avevano trasformato le Grandi Pianure in terre ostili e sterili. Ma più spesso chiara, sbiadita o brillante, come la sabbia e la polvere che rimanevano perennemente sospese nell’aria, cancellando orizzonti e contorni di ogni oggetto familiare e soprattutto infilandosi nei polmoni delle persone, da dove le soffocavano lentamente.
In questo graphic novel i colori vivaci sono rarissimi. Li troviamo solo in alcune scene che mostrano dei rari attimi di condivisione e di calore umano o in quelle che illustrano i ricordi del tempo che fu. Quando le Grandi Pianure erano verdi e il cielo era limpido, prima che l’agricoltura intensiva danneggiasse irreversibilmente la terra, lasciandola senza erba, indifesa di fronte al vento che iniziava a sollevare la polvere. È una scelta grafica che contribuisce a dare un tono opprimente a tutto il romanzo. Dopotutto, tra povertà e siccità, c’è poco da gioire. E il nostro protagonista lo capisce presto, rendendosi conto che il suo lavoro è molto più difficile e ha molti più lati oscuri di quello che immagina.
Oltre a raccontarci in modo delicato e toccante una delle ombre della storia degli Stati Uniti, Giorni di Sabbia ci interroga anche sul ruolo della fotografia, sulle sue forze e i suoi difetti. Strumento di informazione e di conoscenza ma anche di propaganda, veicolo di menzogne e di realtà distorte.
Un’immagine, si chiede il nostro protagonista, può davvero cogliere la verità in tutta la sua complessità? L’unica cosa certa è che ancora oggi quelle foto hanno qualcosa da dire e che continuano a ispirare ricerche e opere d’arte. Come questo romanzo.

Giorni di sabbia. Di Aimée de Jongh, traduzione di Laura Pignatti. 288 pagine
a colori. Coconino Press, 26 euro e 60. 

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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