La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato dalla Procura di Roma in relazione al rimpatrio del generale libico Osama Almasri, il comandante della polizia giudiziaria libica arrestato in Italia in esecuzione di un mandato della Corte Penale Internazionale e poi liberato. Insieme a lei sono iscritti nel registro degli indagati anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano.
di Michele Migone
Nel video, Giorgia Meloni lo dice con chiarezza: la decisione è stata presa per ragioni di sicurezza nazionale. Una rivendicazione della Ragione di Stato. Che, in questo caso, viola le regole. La ricostruzione della vicenda è ormai chiara da tempo. Tante fonti hanno concorso a farla. La Corte Penale Internazionale spicca il mandato di arresto nei confronti di Najem Osama Almasri il 18 gennaio. Vengono avvertite l’ambasciata italiana a Bruxelles e l’Interpol perché l’uomo è in viaggio dalla Germania verso l’Italia. Il 19 gennaio è a Torino per vedere Juventus-Milan. La Digos lo ferma e notifica l’arresto alla Procura Generale del capoluogo piemontese. Che a sua volta lo comunica alla Procura Generale a Roma.
La notizia è anche già giunta al Ministero di Giustizia. Il giorno dopo, il 20 gennaio, i magistrati romani chiedono al ministro Nordio se intende chiedere la conferma dell’arresto, come prevedono le norme. Dal ministero nessuna risposta. Secondo alcune fonti, oltre alla richiesta formale, ci sono state altre sollecitazioni informali. Il 21 gennaio, di fronte al silenzio di Nordio, la Procura Generale ordine la scarcerazione. La comunicazione arriva alle 14. Alle 16, il ministro Nordio dirama una nota in cui dice che sta valutando il da farsi. In realtà, alle 11.15 era già decollato il Falcon dei Servizi con destinazione Caselle. Aspetta alcune ore sulla pista e attorno alle 19 parte alla volta di Tripoli con a bordo Almasri.
La sequenza dei fatti, mai smentita, fa bene capire come la scelta di non confermare all’arresto, nonostante le pesanti accuse della Corte Penale Internazionale, sia stata presa dal governo con grande consapevolezza, ma è stata la stessa Meloni a confermarlo nel suo video. Nei giorni tra il 19 e il 21 gennaio, i giorni in cui Almasri è sotto arresto, dalla Libia, improvvisamente riprendono le partenze dei migranti, come non accadeva da tempo. Roma capisce il messaggio e riporta a casa un uomo che fa parte della struttura di potere che garantisce gli accordi e gli interessi pubblici e no tra l’Italia e la Libia.