Tra i leader europei è stata la più disponibile al dialogo con Donald Trump. Tanto da suscitare l’irritazione di Emmanuel Macron. La sua posizione non è stata certo una sorpresa. Mentre gli altri promettevano un’unitaria e decisa ritorsione quando arriverà l’attacco di Trump, lei gettava acqua sul fuoco, spiegando che con Donald si deve e si può trattare. È in questa ottica che Meloni avrebbe accennato al fatto che l’Italia potrebbe aumentare le spese militari al 2%. Un segnale verso Trump.
L’atteggiamento di Meloni ha però alimentato le diffidenza di Macron e di Scholz nei suoi confronti: non hanno ancora capito quale sia il vero gioco della premier italiana. Non hanno ancora compreso se, per consolidare l’asse con Trump, Giorgia Meloni sia disposta a incrinare l’unità dell’Unione Europea, oppure se, in virtù del suo rapporto personale con il Presidente USA, lei pensi veramente di essere in grado di convincerlo a non dichiarare la guerra commerciale all’Europa.
Sarà Prudente Complice di Trump o Convinto Ponte tra le due sponde dell’Atlantico? In realtà, Meloni sembra viaggiare a cavallo di questa ambiguità. Aspetta di capire quale sia la cosa migliore da fare. Vuole che questo gioco sia per lei comunque vincente. Quale strada imboccare, lo determineranno le condizioni politiche che ci saranno. Se sarà possibile, sarà la mediatrice. Se, invece, scoppierà la guerra delle tariffe, difficile pensare che si schieri senza Se e senza Ma con Bruxelles. Tanto da diventare un semplice strumento della politica anti-europea di Trump? Lei probabilmente pensa di no. Lui, Trump, invece vuole che sia così.