Dove suona quest’estate in Italia il contrabbassista William Parker, da decenni il catalizzatore della scena del jazz afroamericano d’avanguardia a New York? E un caposcuola ed emblema dell’improvvisazione radicale europea come il sassofonista tedesco Peter Brötzmann? E un altro esponente storico dell’improvvisazione del vecchio continente come il pianista tedesco Alex von Schlippenbach? E dove ritrovare con un’altra brillante compagine – dopo averlo ascoltato in giugno a Novara Jazz con la sua formazione di culto Fire! Orchestra – il sassofonista svedese Mats Gustafsson, un personaggio che della free music europea rappresenta allo stesso tempo la continuità e il rinnovamento? E dove sentire Nate Wooley, uno dei più innovativi trombettisti del jazz di ricerca odierno? E tre figure di punta del protagonismo femminile nelle ultime generazioni dell’avanguardia come la violoncellista Tomeka Reid, la chitarrista Mary Halvorson, la sassofonista Ingrid Laubrock?
Saranno tutti a Sant’Anna Arresi (Cagliari), dal primo al 10 settembre, per la trentunesima edizione di Ai confini tra Sardegna e Jazz. Assieme a molti altri. E ad una presenza non in carne ed ossa ma di grande ispirazione: Frank Zappa.
In una anteprima del festival il 31 agosto nella chiesa di Santa Maria di Palmas nella vicina San Giovanni Suergiu, e il 2 settembre nella Piazza del Nuraghe di Sant’Anna Arresi, tradizionale cornice della rassegna, si esibirà il Coro di Bitti Remunnu ‘e Locu, gloriosa formazione di canto a tenore in attività dal ’74, che nella sua storia ha avuto occasione di collaborare con jazzmen di primo piano come Ornette Coleman e Lester Bowie, e grandemente apprezzata da Zappa, che nel ’93, l’anno in cui poi morì, aveva anche scritto alcune righe di presentazione per il loro album Intonos.
Come accennava egli stesso nella nota, Zappa aveva scoperto la musica tradizionale sarda attraverso il promoter milanese Claudio Trotta, che nel corso del tour europeo dell’88 gli aveva preparato una cassetta di registrazioni etnomusicologiche prese dalla propria collezione: e Zappa era rimasto molto colpito dalla musica sarda.
Nel ’90 poi il musicologo Riccardo Giagni, che nell’84 lo aveva intervistato per la Rai a Parigi quando Zappa stava lavorando con Boulez, e che poi era rimasto in contatto con il musicista, nel corso di una telefonata gli parlò dei Tenores di Bitti. Zappa chiese, e ricevette, anche registrazioni di singole note eseguite dalle singole voci del Coro di Bitti, e auspicò la pubblicazione di un loro album.
Ma nella scelta di dedicare questa edizione a Zappa non c’è solo questa storia sarda. Mentre ormai da anni la programmazione di tanti festival del jazz si è riempita di proposte che col jazz c’entrano poco o niente, e di declinazioni del jazz insulse e di comodo, Sant’Anna Arresi ha continuato coerentemente con la sua idea di un festival di jazz e di jazz di ricerca: ma proprio perché sicuro della propria mission, anche aperto.
Per stare solo ad edizioni non lontanissime, Ai confini tra Sardegna e Jazz ha imperniato i propri cartelloni su artisti esemplari dell’innovazione (per fare qualche nome Muhal Richard Abrams, Anthony Braxton e Roscoe Mitchell della chicagoana AACM, Pat Metheny, William Parker a cui ha dato ampio spazio in edizioni precedenti, Butch Morris con cui la rassegna ha avuto un rapporto speciale e purtroppo mancato qualche anno fa, Rob Mazurek, Kip Hanrahan, Evan Parker), o su grandi figure di sperimentatori che, non più tra noi, continuano a rappresentare una potente suggestione per una pratica musicale visionaria e non conformista (Don Cherry, Albert Ayler, Jaco Pastorius, Sun Ra, e lo scorso anno appunto Butch Morris): e Frank Zappa è senza dubbio una di queste grandi figure, e del resto un musicista che, pur non essendo un “jazzman”, certo non ignorava il jazz, e che per la sua sensibilità e la sua pratica musicale possiamo sentire ben più “jazzista” di tanti che pretendono di esserlo.
Come per le precedenti dediche, l’omaggio, su un cartellone così ampio, quest’anno di dieci serate, non si traduce naturalmente in un riferimento sistematico: diversi dei musicisti e delle formazioni faranno semplicemente la loro musica (ma chissà che qualcuno non ci sorprenda rivelandoci un interesse non scontato per il leader delle Mothers).
Del resto anche per le proposte che vogliono rinviare all’universo zappiano, intelligentemente Ai confini tra Sardegna e Jazz ha evitato di chiamare a raccolta musicisti che hanno lavorato con Zappa, così come di chiedere di suonare Zappa: ha piuttosto operato delle scelte individuando soprattutto delle affinità con il mondo di Zappa, a cui solo qualche progetto è rivolto in maniera definita. Insomma Zappa vuole essere essenzialmente una sollecitazione, che ognuno raccoglierà a proprio piacimento.
Fra le buone abitudini di Ai confini tra Sardegna e Jazz c’è quella di presentare spesso diverse sfaccettature del lavoro degli artisti invitati, con una meritoria corrispondenza fra l’ottimizzazione del budget e una logica di ascolto non consumistica, di rapporto non occasionale e frettoloso con i musicisti.
Così il batterista americano Sean Noonan aprirà il festival col suo trio, al confine tra free, punk e classica – a seguire il quartetto di Tomeka Reid, con Mary Halvorson alla chitarra, Jason Roebke al basso e Tomas Fujiwara alla batteria – per poi il 2 settembre presentarsi col suo ensemble/progetto Zappanation, produzione originale del festival, una sorta di rock opera ispirata a Zappa e a Edgar Varèse, il compositore che è stato per Zappa una influenza scatenante e decisiva.
Il 3 il pianista Matthew Shipp renderà omaggio in solo al compianto sassofonista David S. Ware, protagonista con lui nell’edizione del 2004 di un indimenticato duo che adesso si potrà riascoltare in un album che sarà presentato in occasione del festival. Dopo Shipp una ampia (17 elementi) e interessante formazione tedesca nata dieci anni fa, la Andromeda Mega Express Orchestra, a cavallo fra jazz, rock e musica contemporanea.
In tema di Zappa i due progetti presentati il 4: Zappa’s Umbrella di Luc Ex, bassista dello storico gruppo punk olandese The Ex, e Zappa Speech Project dell’ottetto del chitarrista Andrea Massaria (con Giovanni Mancuso, piano, Pasquale Mirra, vibrafono, Danilo Gallo, basso, Bruce Ditmas e Cristiano Calcagnile, live electronics, Walter Prati e Patrick Lechner, live electronics).
Gruppo di famiglia il 5 con il trio Lok 03, con Alex von Schlippenbach e Aki Takase, entrambi pianisti, compagni nella vita e spesso artisticamente complici, ma anche col figlio DJ Illvibe, al secolo Vincent von Schlippenbach. Quindi il gruppo Solar Sound di Greg Burk, valente pianista (in questa occasione anche al moog synthesizer) americano da anni trapiantato a Roma, con Michele Sambin come digital painter e con ospite alla cornetta Rob Mazurek, chicagoano, uno dei migliori trombettisti e delle più brillanti figure del jazz contemporaneo (un habitué del festival che – per restare a questioni familiari – ha anche scelto Sant’Anna Arresi per il suo matrimonio, celebrato durante l’edizione 2012).
Sia William Parker che Peter Brötzmann saranno anche loro in scena due volte. Il 6 Brötzmann a Sant’Anna Arresi ritroverà con Parker al basso e Hamid Drake alla batteria la ritmica di uno dei suoi trii più esaltanti. Nella stessa sera l’ottetto tedesco Serenus Zeitblom (dal nome del personaggio del Doktor Faustus di Thomas Mann), si muoverà tra jazz e contemporanea, improvvisazione e composizione; ospite la sassofonista Ingrid Laubrock, tedesca di nascita e newyorkese di adozione, collaboratrice fra l’altro di Braxton.
Brötzmann tornerà la sera successiva con una sua formazione di punta, Full Blast, e dividerà la serata con lo scandinavo Megalodon Collective.
L’8 William Parker guiderà una eccellente formazione (Mixashawn Lee Rozie, Rob Brown, Steve Swell, Cooper Moore, Hamid Drake) raccolta sotto un’intestazione storica di compagini del contrabbassista, In Order to Survive. Il gruppo di Parker sarà preceduto dal quartetto Battle Pieces di Nate Wooley, con Ingrid Laubrock, Matt Moran al vibrafono e Sylvie Courvoisier al piano.
Il 9 un piano solo di Cooper Moore precederà il Nu Ensemble di Mats Gustafsson, con tra gli altri Nate Wooley, il vocalist Jaap Blonk, il sax baritono Ken Vandermark, il tastierista Jamie Saft e il bassista Ingebrigt Haker Flaten.
La sintonia tra il chicagoano Vandermark e lo svedese Gustafsson è di vecchia data e il Summit Quartet che li vedrà insieme nella serata finale, con Luc Ex e Hamid Drake, promette fuochi d’artificio. Prima del sestetto di Daniele Sepe, un talento che della lezione di Zappa ha fatto tesoro, perfetto per siglare il festival con un set “Direction Zappa”.
Il festival (vedi www.santannarresijazz.it) propone anche escursioni nel territorio di Sant’Anna Arresi, workshop e degustazioni; a qualche chilometro la laguna, i fenicotteri, le spiagge, le dune, il mare di Porto Pino, per unire il dilettevole al dilettevole.
Qui Rob Mazurek/Sao Paulo Underground a Sant’Anna Arresi 2012