Questo sabato potrebbe succedere qualcosa di molto particolare, in Francia. Per la prima volta, una giornata di protesta organizzata sui social contro l’aumento delle tasse e del prezzo dei carburanti potrebbe portare in piazza migliaia di persone per bloccare il Paese. Dico potrebbe perché al momento nessuno è in grado di stimare quante persone scenderanno in strada con un “gilet giallo”, di quelli catarifrangenti, che è diventato il simbolo della protesta.
Su più di 1500 azioni previste in tutta la Francia, solamente in un centinaio di casi sono state depositate le richieste di manifestare in prefettura. La nebulosa dei gilet gialli non risponde direttamente a sindacati o partiti politici, difficile quindi individuare dei responsabili pronti a farsi carico delle dichiarazioni amministrative. Difficile anche per la polizia immaginare l’impatto della giornata di domani sull’ordine pubblico. Per il momento, 2500 poliziotti sono stati allertati e sono pronti ad essere dispiegati dal ministero.
Ma chi sono i gilet gialli? Come è nata la protesta? E per cosa si protesta esattamente? Il malumore popolare, per la crisi economica e l’aumento del prezzo della vita, va crescendo da anni ma finora si era espresso nelle manifestazioni di piazza, ad esempio contro la loi travail, o nelle urne, con il successo dell’estrema destra di Marine Le Pen. Dopo la vittoria di Macron, e nonostante le riforme portate avanti dal nuovo presidente, sembrava che la spinta della piazza si fosse esaurita.
Le proteste dei ferrovieri, ad esempio, non hanno né bloccato il paese né ottenuto un cambiamento di rotta da parte del governo. Nel frattempo, la frustrazione e la rabbia aumentavano ed erano palpabili. È in questo contesto che una petizione contro il rincaro dei carburanti lanciata da una cittadina della periferia parigina in maggio, ha raggiunto a metà novembre quasi 850.000 firme.
La maggior parte raccolte a partire da metà ottobre quando il tema delle tasse sul gasolio è diventato scottante. Da lì, tutto si è accelerato sui social, dove si sono moltiplicati video di denuncia e appelli a bloccare il paese. Alcuni gilets gialli sono apparsi anche davanti a Macron, che era andato in pellegrinaggio sui luoghi della prima guerra mondiale. Donne e uomini della Francia rurale, in quel caso, che accusavano il presidente di non curarsi di loro, che non sanno più come arrivare a fine mese.
Secondo uno studio dell’Istituto delle politiche pubbliche reso noto a inizio ottobre, le politiche fiscali e sociali varate da Macron hanno portato a una diminuzione fino all’1% del potere d’acquisto per il 20% della popolazione più povera, contro un aumento fino al 6% per l’1% delle famiglie ultraricche.
In un certo senso, questo movimento, che ha spiazzato tutti, sociologi, giornalisti e politici per la sua nascita improvvisa, ricorda molto il movimento 5 stelle degli albori, quello del V day. Con le dovute differenze, ovviamente, visto che, come dicevamo, qui non c’è un leader o un’organizzazione precisa che coordina il tutto. Il punto comune più evidente è dato dal fatto che chi si considera “gilet giallo” viene da fasce della popolazione diverse, soprattutto dalle classi popolari e medie delle zone rurali o delle periferie, e vuole dare voce ad uno scontento, un’esasperazione e una collera generali che finora non erano affiorate in Francia, grazie anche ad uno stato sociale forte che proteggeva i cittadini.
L’intelligence francese ha individuato in un gruppo di 8 abitanti della regione parigina gli iniziatori del movimento su facebook. Si tratta di giovani tra i 27 e i 35 anni non affiliati a un partito né militanti per una causa o con legami con gruppi estremisti. Ma la galassia dei contestatari è talmente proteiforme che non mancano gruppi di estrema destra, affiliati al Rassemblement National (ex Front National) o ancora più radicali. Anche se Marine Le Pen non parteciperà alla manifestazione, ha dato la sua benedizione e i militanti del partito non ci pensano minimamente a perdere un’occasione tanto ghiotta per farsi sentire. Ma alcune azioni sono guidate anche da militanti della France Insoumise.
Il suo leader, Mélenchon, ha parlato di “una collera giusta” e ha detto di non credere che tutti i faché, gli incazzati, siano dei facho, dei fascisti. Settimana scorsa, persino i socialisti, con un po’ di ritardo, hanno dato il loro appoggio ai gilets gialli. E gli ecologisti si vogliono comprensivi. Alcuni sindacati, invece, come la CGT, si rifiutano di sfilare di fianco al Front National, anche se considerano la collera dei manifestanti più che legittima.
In ogni caso, se sarà un successo o un flop e che tipo di Francia rappresentino i gilet gialli, lo scopriremo solo domani.