
Lo scontro tra Attilio Fontana e Fratelli d’Italia in consiglio regionale oggi è stato di quelli duri. Che fosse nell’aria era chiaro. E, puntuale, è arrivato. Se e come avrà conseguenze nella maggioranza che guida la Lombardia, sarà da vedere. Certo è che, ancora una volta, la destra in consiglio regionale si è mostrata spaccata e litigiosa. Terreno di disputa, ancora una volta, il cosiddetto fine vita. Fratelli d’Italia non aveva digerito il diniego dell’assessore Bertolaso a riferire in aula sul caso di Serena, la donna cinquantenne, affetta da oltre trenta anni da sclerosi multipla, che ha potuto accedere al suicidio medicalmente assistito grazie all’aiuto dell’Asl territoriale di competenza. E allora, non potendo scagliarsi sul bersaglio principale, ha attaccato, senza mezzi termini, chi quel bersaglio sta difendendo a spada tratta, il presidente Fontana, reo di aver detto che quello fatto dal suo assessore è stato semplicemente quanto previsto dalla sentenza della corte costituzionale. Cosa che non ha affatto convinto i meloniani, che sono andati all’attacco. La distanza col presidente lombardo non è solo nel merito, ma anche nel metodo. “Inaccettabile che mentre i gruppi consiliari stavano dibattendo e mentre si votava la pregiudiziale sul progetto di legge sul fine vita in parallelo la regione andava avanti in direzione opposta”, ha chiosato Christian Garavaglia, capogruppo di Fratelli d’Italia. Ora la richiesta del maggior gruppo al Pirellone è che la Lombardia si fermi, senza fare nulla in caso di situazioni simili in futuro. Tutto questo, è stato detto di fronte a un Fontana con lo sguardo basso sui fogli che aveva davanti a sé. Seduto al suo fianco, un silenziosissimo Guido Bertolaso. Sottotraccia, lo scontro ormai perenne tra le anime della coalizione di destra per la rincorsa al consenso e il mantenimento del potere.