Il 25 aprile non è un derby, come ha giustamente ricordato il sindaco di Desio Roberto Conti, ma è comunque importante scendere in campo. Quest’anno, non più o meno di altre volte: come sempre. Perché il 25 aprile è la nostra festa nazionale: la festa della Liberazione, non di una più generica e neutra libertà, come voleva trasformarla qualche anno fa Silvio Berlusconi.
Il termine Liberazione ha in sé quel senso di conquista, di lotta, di sangue, che non va scordato. Perché durante la Resistenza si è combattuto, sparato, ucciso. Per restituire dignità e libertà a un popolo intero, schiacciato da vent’anni di oppressione.
Certo, in questo periodo non tira una buona aria per chi si riconosce in quei valori che hanno guidato i partigiani prima, i costituenti poi, nella rinascita della nostra nazione. A livello locale, molti sindaci in questi giorni hanno cercato di cancellare il senso profondo del 25 aprile. A livello di governo, c’è un ministro che amoreggia coi neofascisti, in cambio di una manciata, più o meno consistente, di voti.
Tra un mese esatto, il 26 maggio, si voterà per le elezioni europee. E, se i sondaggi venissero confermati, si andrà verso un’avanzata importante di quel fronte sovranista che a livello continentale nega, o prova a negare, i valori costitutivi della nostra società. Ecco perché oggi è importante andare in piazza: perché il 25 aprile è LA festa. Di tanti, non di tutti.